Una storia vera emersa da un voluminoso carteggio ritrovato dalla famiglia dopo la morte del Capitano Tosti nel 1976: uomini in divisa che nonostante le leggi razziali e i diktat nazisti difesero gli ebrei nel Sud della Francia occupata dalle nostre truppe. Negli 11 mesi in cui la IV Armata italiana rimase sulla Costa Azzurra e a ridosso della Alpi, fino alla linea del fiume Rodano, si creò una zona in cui gli ebrei trovarono un rifugio sicuro grazie a una rete di salvataggio guidata dal banchiere italo-francese Angelo Donati, dal cappuccino padre Pierre-Marie Benoît e dai nostri Carabinieri reali. Tra questi primeggiò il Capitano Massimo Tosti, che si adoperò, spesso rischiando la vita, nel facilitare il passaggio dei rifugiati che, da tutta la Francia, accorrevano nella zona controllata dal nostro esercito che venne per questo chiamata la "piccola Palestina". L'azione del Capitano Tosti proseguì anche dopo il tragico 8 settembre 1943 nella provincia di Imperia, dove continuò la sua opera di salvataggio degli ebrei che questa volta fuggivano dal Sud della Francia invasa dai tedeschi. Nonostante il suo impegno antifascista, a guerra finita il Capitano Tosti rischiò di essere espulso dall'Arma con l'accusa di collaborazionismo. Ma la verità si impose e quest'uomo retto conobbe riconoscimenti e una giusta carriera.
Duemila anni di storia attraversata da calunnie, massacri, espulsioni, bolle pontificie discriminatorie e ripetuti tentativi di cancellare il popolo ebraico. Dai primi secoli contrassegnati dall'antigiudaismo religioso si passa alla strage di ebrei della Prima crociata nel cuore dell'Europa e al periodo buio dell'Inquisizione, passando per l'istituzione del ghetto fino ad arrivare alla nascita dell'antisemitismo razziale, culminato nella Shoah. E oggi? La Dichiarazione conciliare Nostra Aetate ha condannato "gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque-. Dopo l'immane tragedia della Shoah sembrava che potessimo archiviare l'antisemitismo. Ma è stata un'illusione. Attacchi terroristici, aggressioni fisiche, minacce, vilipendio di cimiteri sono purtroppo gli esiti dell'azione di un mostro che pensavamo domato. C'è qualcosa di oscuro che affonda le sue radici nell'accusa di deicidio. L'antigiudaismo è ancora oggi la linfa che nutre l'antisemitismo e l'antisionismo, vale a dire l'odio che minaccia l'esistenza stessa degli ebrei e di Israele? Nelle pagine di questo libro si trovano le risposte a queste domande scomode.
Siamo nel 1942 quando ha inizio l'Operazione Anton, il cui scopo è l'invasione, da parte delle truppe tedesche e italiane, della Repubblica di Vichy. Negli 11 mesi in cui la IV Armata italiana occupa i territori della Costa Azzurra e a ridosso della Alpi, fino alla linea del fiume Rodano, uomini coraggiosi riescono a creare una via di fuga sicura per gli ebrei. Si tratta di un rete di salvataggio guidata dal banchiere italo-francese Angelo Donati, dal benedettino padre Pierre- Marie Benoît e da Massimo Tosti, capitano dei Carabinieri Reali. Quest'ultimo rischia in prima persona la vita per facilitare il passaggio dei rifugiati che, da tutta la Francia, accorrevano nella zona controllata dal nostro esercito e che per questo venne chiamata "piccola Palestina". Dopo il tragico 8 settembre 1943, Tosti aderisce alla Repubblica di Salò, allo scopo di portare avanti la sua opera di salvataggio degli ebrei e aiuta numerosi partigiani che riescono a sfuggire alla cattura o alla deportazione nei lager nazisti. Nonostante, il suo impegno antifascista, a guerra finita il Capitano Tosti rischiò di essere espulso dall'Arma con l'accusa di collaborazionismo.
Nel 1940 la Francia subisce l'umiliazione della sconfitta, l'invasione delle truppe di Hitler, la divisione del Paese in due parti, l'imposizione delle leggi e dei provvedimenti razzisti concepiti a Berlino. Jean Khaieté è un giovane ebreo francese, figlio di una famiglia di emigrati sfuggiti ai pogrom della Russia zarista. Egli decide di rischiare la vita per unirsi, fuori dai confini del Paese, alle forze della "Francia Libera", il movimento di resistenza e riscatto ideato e guidato dal generale De Gaulle. L'iniziativa del giovane perseguitato lo porterà a una fuga spericolata in Spagna, che gli salverà la vita e gli permetterà di dare il suo contributo alla vittoria contro il nazifascismo. Una storia che deve essere raccontata soprattutto perché smentisce uno dei più odiosi stereotipi contro gli ebrei: l'accusa secolare di non avere alcun senso di vera appartenenza a una "patria", sentendosi piuttosto parte di una non meglio definita comunità internazionale... per di più sospettabile di chissà quali complotti ai danni dell'umanità. Uno degli ultimi testimoni viventi di quell'epoca di decisioni definitive ci accompagna nel cuore della reazione civile e nobile a ogni forma di antisemitismo e di razzismo.
Settembre 1943. Dopo l’annuncio dell’armistizio, si scatena la furia nazifascista con la caccia all’ebreo. Sulla sponda piemontese del lago Maggiore, i nazisti della 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler” catturano, depredano e uccidono uomini, donne e bambini. Alla fine le vittime ebree finite nel lago saranno almeno 57.
Guido Hassan e la sua famiglia sfuggono miracolosamente al rastrellamento. Sfuma la possibilità di fuga nella vicina Svizzera e per salvarsi Guido, la sorella Fiorella e i genitori si nascondono come topi per mesi in una cantina di Crema grazie al buon cuore di un orefice del luogo, Ernesto May. In seguito, in una gelida notte d’inverno, riusciranno a oltrepassare il confine con la Svizzera.
La storia di questa famiglia ebraica, che inizia nella Libia occupata dal regime fascista, è densa di colpi di scena, a partire da un matrimonio che l’allora governatore di Tripoli Italo Balbo cercò di contrastare con tutti i mezzi…
«La vita di Guido Hassan è in se stessa un romanzo» Liliana Segre
Il 6 marzo 1982 Giovanni Paolo II esortò i delegati delle conferenze episcopali a presentare "gli ebrei e l'ebraismo non solo in maniera onesta e obiettiva, senza alcun pregiudizio e senza offendere nessuno, ma ancor più con una viva coscienza del patrimonio comune". Dopo secoli di odio, ebrei e cristiani tornavano a essere fratelli. Da allora la Chiesa ha percorso tanta strada, ma ancora di più resta da farne per un'autentica teshuvà, per un "ritorno a Dio" che sia sinonimo di pentimento, all'interno di una rinnovata e puntuale catechesi. Giuseppe Altamore ripercorre questa complessa vicenda storica e culturale soffermandosi innanzitutto sulla figura di Rabbi Yehoshua ben Joseph (Gesù), un "ebreo marginale" secondo la celebre definizione di J.P. Meier, per poi allargare il discorso al ruolo di san Paolo (Saulo) e a quello di Marcione - l'iniziatore nel II secolo della tragica contrapposizione dei due monoteismi, il cui pensiero è "una delle grandi tentazioni dell'età moderna", come ha detto Benedetto XVI - fino ai più recenti sviluppi del dialogo ebraico-cristiano di cui il cardinale Martini è stato uno strenuo fautore e che oggi è proseguito, tra gli altri, da intellettuali quali il rabbino Giuseppe Laras, Antonia Arslan, Vittorio Robiati Bendaud, Paolo De Benedetti e Amos Luzzatto, che dialogano qui con Altamore in una serie di illuminanti interviste.
Dopo il calcio potrebbe essere la volta del giornalismo. Redattori corrotti e direttori compiacenti hanno tradito i lettori. I giornali sono zeppi di pubblicità clandestina. Si pensa di leggere un innocuo articolo di costume e invece ci si ritrova una serie di consigli per gli acquisti. Si cerca qualche idea per investire i risparmi e invece si sta per cascare in una trappola. Si inseguono le ultime novità della medicina e non si sa che il giornalista è stato invitato in una località esotica, coccolato e pagato per divulgare un nuovo farmaco. Insomma, quotidiani, settimanali e mensili per non parlare dei notiziari di radio e televisione sono controllati dagli inserzionisti che dettano legge in redazione, perché sono loro che possono decidere la vita o la morte di un organo di stampa, grazie alla complicità dei giornalisti il cui livello etico sembra sprofondato. In questo libro vengono riportati fatti e circostanze a supporto di queste ipotesi.