Un romanzo popolare, una saga che Amado immagina di aver raccolto qua e là dalla bocca della gente che ha veramente conosciuto la ragazza Teresa, simbolo della forza misteriosa che appartiene solo alle donne. Vita e miracoli di Teresa Batista venduta tredicenne dai parenti a un turpe orco stupratore, giustiziera del suo tiranno, prostituta capace di ridiventar vergine a ogni nuovo amore, sambista inarrivabile, irriducibile debellatrice del diavolo nero, indomita sindacalista dei bordelli, generosa animatrice di ogni rivolta contro l'ingiustizia terrena; santa, probabilmente figlia della divinità guerriera Iansã, o addirittura, Iansã stessa, eternata con divertimento e golosità inesauribili dal piú popolare narratore brasiliano.
Un tempo c'era solo la foresta vergine dell'Amazzonia, lussureggiante e selvaggia. Ma con i frutti d'oro del cacao è arrivata la ricchezza, e alle povere baracche incalzate dalla giungla s'è sostituita Ilhéus, una città affascinante e corrotta dove convivono gli aspetti più diversi dell'esistenza. Sulle piantagioni Ilhéus ha costruito la sua realtà e i suoi sogni: la ricchezza degli esportatori e dei fazendeiros, ma anche la dura lotta per la sopravvivenza dei salariati, il sogno del benessere e la miseria, l'eccitazione dei bordelli e del gioco d'azzardo e le sopraffazioni di chi crede solo al diritto del più forte.
Dalle «vie del sangue» alle «vie della speranza», Messe di sangue narra l'epopea di una famiglia che, per fuggire alla miseria, decide di emigrare verso São Paulo, alla ricerca di un pezzo di terra da coltivare. Siamo negli anni Trenta, subito dopo il crollo del mercato del caffè: è un periodo segnato da aspri conflitti sociali, da rivoluzioni e controrivoluzioni, attraversato da profeti dell'apocalisse come il beato Estêvao e da banditi efferati come il cangaçeiro Lucas Avoredo. Ma a dominare è la terra, dispensatrice di vita e di morte.
Amado rivive questo dramma collettivo, destinato a sfociare in un bagno di sangue insieme politico e rituale, con una grande attenzione alla sensibilità popolare, ai miti e al folklore: la sua scrittura è pervasa dal pathos animistico e dalla venatura immaginosa che caratterizzano i suoi capolavori.
Questo apologo allegro e scanzonato, ricco di pagine esilaranti e di solare erotismo, ha per protagonista la stravagante figura di una santa munita, secondo la tradizione, di un mazzetto di fulmini: santa Barbara. Un bel giorno la sua statua viene fatta trasportare dal Reconcavo a Bahia per una esposizione d'arte sacra. Ma già durante il breve viaggio, su un peschereccio, la statua comincia a dar segni di irrequietezza: per rimettere a posto alcune situazioni che non le vanno a genio, al momento dell'attracco prende vita e, assunto l'aspetto di Yansã, signora dell'uragano e della guerra, se ne va in giro per le strade, seminando panico e raccogliendo reverenti omaggi. Siamo negli anni della dittatura militare, e la sparizione della statua getta nello scompiglio la polizia e la stampa.
In questo romanzo-ballata, Jorge Amado racconta una storia tanto strana che potrebbe essere vera. È la storia di una valle fertilissima, attraversata da un limpido fiume, ricca di fiori e frutti dal dolce profumo. Questa terra benedetta da Dio viene battezzata dagli uomini Tocaia Grande (Grande Imboscata) perché insanguinata dalle lotte di truci cacicchi che si contendono terra e potere. Gli abitanti che giungono via via a popolarla sono mercanti arabi e negri fuggiaschi, avventurieri e reduci, zingari e prostitute, immigrati europei e meticci senza terra. Manca solo una cosa, di cui gli abitanti non sentono affatto il bisogno: la Legge, lo Stato. Ma a questo pensano i "grandi": le multinazionali del cacao, i militari, i preti fanatici venuti da lontano. Tocaia Grande, conquistata con l'inganno e con la forza, perderà persino il suo nome insolito e sconveniente per quello pomposo di Irisópolis.
João Grande e Pedro Proiettile, il Professor Bella-Vita, il Gatto e Gamba-Zoppa, il negretto Barandão e la piccola Dora, il Siccità e il Lecca-Lecca sono i membri di una pericolosa banda di ragazzi che infesta il porto di Bahia in un'epoca di oppressione e di rivolta. Sciuscià o bespryzornie, olvidados o boys-of-the-rood, sono i bambini delinquenti, i reietti, il fiore nero e turbolento dell'abbandono e della miseria. Molti di questi ragazzi vengono travolti, ieri come oggi, dalla crudeltà di una società nemica o dalla logica perversa dell'autodistruzione ma, ricorda Amado, ci sono tra loro anche quelli che la fortuna (gli adulti, la storia) può assistere.
Jorge Amado nel 1937, a venticinque anni, è scrittore già noto sia in patria sia negli altri paesi dell'America Latina. Questo libro - che è la raccolta delle sue impressioni di viaggio - sembra quasi la prova generale che prelude alla scelta del cammino letterario da percorrere. Tra descrizioni di luoghi visitati e improvvisi lirismi, balza fuori lo scrittore a venire: spiritoso, ironico, impareggiabile descrittore di personaggi e di caratteri. Attraverso le impressioni di questo lungo viaggio compiuto nelle Americhe veniamo a conoscere anche l'uomo che Jorge Amado è stato, con le sue manie, le sue paure, gli entusiasmi, le avversioni, la passione politica, l'amore per la sua terra, la disponibilità verso il prossimo, la curiosità per ogni cosa o persona.
Il romanzo ruota attorno alla vedovanza di dona Flor e al suo lutto stretto, vissuto nel ricordo di Vadinho, delle loro ambizioni, del fidanzamento e dello sposalizio. Coglie l'intimità della giovane vedova, il suo riserbo, le sue notti insonni e la sua insoddisfazione. Racconta di come arrivò onorata al suo secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti, con suo bravo secondo marito, nel mondo della farmacologia e della musica. E mentre lei brilla nei salotti e il coro dei vicini le ricorda la sua felicità, Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili.
Se in "Tempi difficili" l'azione si svolgeva negli anni '37 e '38 e "Agonia della notte" era ambientata nel '38, in questa terza e ultima parte del trittico Amado concentra la sua attenzione sul '39 e il '40. E anche stavolta Amado crea, già in apertura, cinematograficamente, con il concorso di immagini, odori e suoni, l'atmosfera di un Brasile che all'epoca della stesura l'autore vedeva dal lontano esilio. Un Brasile che il dittatore Getulio Vargas stava sempre più trasformando in uno stato fascista, e dove le lotte civili si facevano sempre più aspre.
A un anno dalla morte dello scrittore brasiliano nato nello Stato di Bahia nel 1912, Mondadori raccoglie in due volumi, di cui questo è il primo, i romanzi fondamentali che Amado che ha pubblicato tra il 1931 e il 1992: da "Il Paese del Carnevale" e "Cacao" a "Gabriella garofano e cannella", da "Dona Flor e i suoi due mariti" a "I turchi alla scoperta dell'America".