Questo terzo volume, dedicato al ciclo liturgico dell'anno C dove si legge prevalentemente il vangelo di Luca, conclude la serie di meditazioni sui vangeli festivi. Sulla falsariga dei due volumi precedenti, sono inserite nelle 66 meditazioni proposte oltre cento testi tra brevi racconti, aneddoti, detti e poesie. L'evangelista Luca, rappresentato nella tradizione cristiana dal bue alato, è stato definito da Dante lo scriba della mansuetudine di Cristo. Questa bella e felice definizione consente di cogliere gli atteggiamenti di tenerezza e misericordia che sempre accompagnano Gesù, il Salvatore misericordioso, in questo vangelo. «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43) è la risposta inaspettata e straordinariamente consolante, rivolta da Gesù al ladrone che gli chiedeva di ricordarsi di lui quando sarebbe entrato nel suo regno. Fino al momento della morte non è mai troppo tardi per incontrare il Salvatore misericordioso. Si tratta sempre di un incontro che trasforma la vita e dona la gioia. Spero che le presenti meditazioni possano essere di un qualche aiuto nel rendere più profondo e vitale questo incontro.
Questo secondo volume, dedicato al ciclo liturgico dell'anno B dove si legge prevalentemente il vangelo di Marco, ricalca esattamente lo stile del primo dedicato all'anno A. Anche in questo volume, in tutte le 62 meditazioni è inserito un breve racconto o un aneddoto o un detto o una poesia per renderle più vivaci e interessanti. Si può dire che Marco sia l'inventore del genere letterario "vangelo". Il suo vangelo è il più antico e il più breve ed è tutto concentrato sul tema della fede. L'evangelista vuole mostrare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Il titolo riprende le domande poste da Gesù ai suoi discepoli, subito dopo il miracolo della tempesta sedata: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). La fede costituisce il centro assoluto di questo vangelo. La sua lettura è un'occasione unica per interrogarci sulla nostra fede. Nessuno, seguendo l'itinerario del vangelo di Marco, può evitare di rispondere a questa domanda: «Chi è per me Gesù?». Chi arriva a credere che Gesù è il Figlio di Dio non ha più paura di niente e di nessuno perché sa che la sua vita è al sicuro.
Scriveva san Gerolamo: l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Il vangelo è l’annuncio buono, indispensabile per illuminare la vita di ogni uomo. La lettura diretta e personale dei vangeli non è purtroppo molto praticata. L’obiettivo principale di queste meditazioni sui vangeli festivi è proprio quello di favorire una lettura personale e meditata dell’intero vangelo. La particolarità di queste riflessioni è costituita dalla presenza di racconti, aneddoti, detti provenienti da diverse tradizioni religiose e culturali. In questo libro ce ne sono almeno un’ottantina. Servono a rendere più vivaci e interessanti le meditazioni, ma anche a far vedere come il vangelo entri in contatto con ogni cultura e ogni tradizione religiosa. Le meditazioni di questo libro sono dedicate al ciclo liturgico dell’anno A, dove abitualmente si legge il vangelo di Matteo. Il titolo riprende la domanda fatta dal giovane ricco a Gesù:
«Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?» (Mt 19,16). Si tratta di una domanda fondamentale che ogni persona dovrebbe costantemente rivolgere a se stessa. L’intero vangelo di Matteo è certamente di grande aiuto per capire come Gesù risponda a questa domanda e che cosa s’attenda dai suoi discepoli.
Ascoltare Guccini porta inevitabilmente, quasi senza accorgersene, a farsi tante domande sulla vita e quindi su se stessi. Non si tratta quasi mai di domande dirette, ma sono sempre le storie raccontate che suggeriscono non risposte ma interrogativi. Guccini ama la vita e ha una straordinaria capacità di cogliere la "grazia nascente" che palpita nella natura e nelle varie esperienze umane. Possiede dunque un'immediata e naturale capacità di intuire l'amore "pericristiano", cioè quell'amore o meglio quella vasta gamma di sensazioni intense e positive che si manifestano in tutte le esperienze importanti della vita. Detesta però le troppo facili, inutili e presuntuose risposte alle grandi domande esistenziali che proprio da queste esperienze scaturiscono. Dove termina il viaggio? Nell'Ultima Thule, regno di ghiaccio eterno e senza vita, o nell'isola, tinta d'azzurro bella più di tutte, dove non soffriremo e tutto sarà giusto?
Dopo aver illustrato il senso dell'amore tra l'uomo e la donna e la loro fondamentale responsabilità nel custodire e far crescere l'eros nella forma dell'agape, il libro affronta la questione dei matrimoni falliti in relazione alla disciplina vigente fino all'Amoris laetitia. Questa disciplina non può essere considerata soddisfacente perché rende nei fatti quasi impossibile la piena riconciliazione con la Chiesa di coloro che, magari con responsabilità molto diversificate, hanno comunque distrutto il loro primo matrimonio. L'Amoris laetitia segna certamente una tappa importante nella riflessione sui matrimoni falliti. Infatti lascia intravvedere - sia pure in modo molto cauto - a partire dal discernimento caso per caso la possibilità di una piena partecipazione anche sacramentale alla vita della Chiesa. Si tratta di una svolta importante. Tale svolta necessita forse di un fondamento teologico più preciso che questo saggio prova ad indicare. Un piccolo contributo per una visione sintetica della bellezza del matrimonio cristiano e del dibattito relativo ai matrimoni falliti.