Il libro di Arpo Angeli si sviluppa su un doppio registro narrativo che coniuga insieme due esigenze, quella della narrazione dei fatti, delle persone e delle cose ed un secondo inedito elemento: stati emotivi, sfondo culturale, immagini mentali. Il recupero del Nonno Antonio e la Porta del morto. Da una parte ci sono i tesori della casa colonica accanto, i marenghi sempre trovati e sempre negati da altri, strano ed oscuro cerimoniale a mezzo tra le esigenze di vite senza denaro e sogni medioevali di incredibili ricchezze. Un eldorado nascosto tra le vecchie mura delle case sempre inframezzate da scavi notturni in notti senza luna; da preti compiacenti che benedivano pezzi di campo per dissuadere il diavolo dalla difesa delle ricchezze sottoterra.
Il fiume appartiene alla nostra vita quotidiana, è parte di noi. Lo è al punto che tutte le nostre città sono città d'acqua, costruite in punti in cui era possibile costruire ponti, in cui gli ancoraggi rocciosi erano sicuri. In questo libro Arpo Angeli racconta storie di vita, storie accompagnate dal fluire delle acque a volte tranquille ed a volte agitate del Metauro, storie di miseria e di soprusi, storie ludiche e di costume. L'acqua del fiume forniva energia motrice ai mulini, era utilizzata per ripulire le città dai rifiuti. Opere idrauliche, tecnologie ed applicazioni varie hanno reso il rapporto dell'uomo con l'acqua pieno di sfide, un rapporto fatto di intelligenza e di dedizione.