Finito di correggere pochi giorni prima della sua scomparsa, questo scritto si pone come il culmine della ricerca speculativa di Arata. La cosa stessa del suo pensiero - Dio in quanto persona - è qui indagata a partire dal mistero che Dio è per chi lo interroghi senza remore. Arata è stato tra i pochi ad aver portato alle estreme conseguenze questo compito. Di qui la Reditio: un ritornare che è rimettere in questione l'intera sua riflessione. Se Dio, per essere se stesso, è mistero, che cosa si può dire dell'autore che riflette su di Lui? Se Dio è l'Arché, il principio di tutte le cose, come giustificare lo scandalo del male? Se nelle altre opere Arata concludeva all'aut-aut - Dio o la filosofia - qui pare giungere a una domanda ancor più radicale: Dio, pur imprescindibile, è davvero pensabile? E l'uomo può fare a meno di pensarlo? Infine si sporge alle soglie del pensiero stesso: l'esperienza religiosa e la morte. Arata amava definire il metafisico un "professionista dell'intero", e in queste pagine ne dà prova in massimo grado.
DESCRIZIONE: Un celebre passo di San Tommaso, nella Summa contra Gentiles, afferma che Dio non può violare il principio di non contraddizione. Una convinzione non solo della teologia cristiana ma di gran parte della filosofia occidentale, da Parmenide ad Emanuele Severino, in cui il principio di non contraddizione scalza Dio come fondamento primo e afferma l’eternità di ogni ente. Una convinzione messa in discussione dai lavori di Carlo Arata, a partire da Ego sum qui sum. La Gloria di Dio, e ripensata analiticamente nei saggi di questo nuovo libro. Saggi ove l’autore non solo discute, con rigore teoretico, l’ontologia neoparmenidea di Severino, mostrandone tanto l’acume logico quanto le aporie, ma anche il pensiero di Gustavo Bontadini. Per Arata, se preso sul serio, Dio è «l’esaustività di ogni significato», non tollera alcun condizionamento e si sottrae di diritto alla normatività del principio di non contraddizione. Una prospettiva che mette in discussione ogni forma di teologia razionale, e, ponendo un aut aut tra Dio e la filosofia, invita la stessa filosofia a riflettere sui suoi princìpi primi.
COMMENTO: Un libro che mostra come l'autentico pensiero di Dio - nella sua Signoria - debba andare al di là delle leggi della logica che governano il pensiero ocidentale. Confrontandosi con Emanuele Severino, è insieme un testo di filosofia e di alta spiritualità.
CARLO ARATA è professore emerito di filosofia teoretica dell’Università di Genova. Ha insegnato Istituzioni di filosofia all’Università Cattolica di Milano e, successivamente, Filosofia Teoretica presso le Università di Macerata e di Trieste. Fra le sue pubblicazioni: Lineamenti di un ontologismo personalistico (Marzorati, Milano 1955), Persona ed evidenza nella prospettiva classica (Marzorati, Milano 1963), Evidenza ed essere (Marzorati, Milano 1964), Discorso sull’essere e ragione rivelante (Marzorati, Milano 1967), L’aporetica dell’intero e il problema della metafisica (Marzorati, Milano 1971). Presso la Morcelliana: Ego sum qui sum. La Gloria di Dio, Brescia 2004.