Questa ricerca prende le mosse dall'analisi di alcuni versetti fittili iscritti provenienti da Priene, città ionica dell'Asia Minore. I reperti, databili al II-I secolo a.C., costituiscono a tutt'oggi un unicum nel panorama dei microcontenitori di medicamenta ed è proprio la loro specificità/eccezionalità ad offrire lo spunto per un'ampia indagine non solo sui contesti di fruizione, ma anche sulle ricadute politiche, economiche, sociali e culturali di tale produzione per la città di Priene.
Un piccolo corpus di iscrizioni, quasi tutte in lingua greca, rinvenute nei pressi di Antiochia di Pisidia, antica e importante colonia augustea d'Asia Minore, offre dati preziosi sull'esistenza nel III secolo d.C. di una confraternita religiosa, quella degli Xenoi Tekmoreioi, i cui membri risiedevano prevalentemente in comunità di villaggio e portavano antroponimi di derivazione greca, romana e indigena. Si tratta, in genere, di lunghi elenchi di sottoscrizioni indicanti il nome, il patronimico e l'etnico del donatore nonché le contribuzioni in denarii versate da ciascun membro dell'associazione per gli arredi del santuario o per le spese del culto di divinità come Artemide, Zeus, Helios, Tyche o l'imperatore, adorate secondo un rituale che prevedeva la conoscenza di un misterioso tekmor. Dopo un'Introduzione, dedicata ai più recenti e significativi approcci storiografici all"'epigrafia del villaggio", il volume si articola in due Parti, la prima riguardante i contesti di rinvenimento, la classificazione e la. datazione delle epigrafi (Capitolo I), il testo e la traduzione dei documenti (Capitolo II) e la schedatura dei siti (Capitolo III), e la seconda concernente l'entità delle somme donate e le forme di proprietà terriera (Capitolo IV), la composizione sociale dei dedicanti (Capitolo V), i luoghi di culto e le divinità venerate dalla confraternita (Capitolo VI); chiudono il libro alcune Considerazioni conclusive, gli Indici e la Bibliografia.