Gli "Analitici secondi" sono il quarto degli scritti aristotelici che la tradizione ha radunato sotto il titolo di "Organon" (strumento), con l'intento di raccogliere tutto ciò che, nel pensiero del maestro, concerne la dialettica, la logica e la dottrina della scienza e non ha un contenuto dottrinale autonomo ma costituisce un prerequisito metodologico di ogni sapere filosofico. Temi specifici degli "Analitici secondi" sono la dottrina dell'argomentazione dimostrativa, la classificazione dei principi della conoscenza, la struttura assiomatica della scienza e la teoria della definizione. Il volume offre una nuova traduzione condotta sul testo greco edito da W.D. Ross, riportato a fronte, e un commento continuo e approfondito. Traduzione e commento, a firma di Mario Mignucci, sono completati da un'introduzione scritta da Jonathan Barnes, che mette a fuoco e affronta alcune delle questioni esegetiche più dibattute.
Tra le opere minori giunte sotto il nome di Aristotele, il "De mirabilibus auscultationibus" è una rassegna di resoconti fantastici, di leggende, di strane storie sempre presentate come verosimili anche se incredibili. Aristotele non intende quindi fare mitologia, ma una sorta di scienza descrittiva del fantastico e del meraviglioso. Tra le cose mirabili che lo scritto presenta nella sua puntigliosa catalogazione troviamo anche notizie curiose sui luoghi geografici dell'Italia greca e della Sicilia e sugli effetti strabilianti di sostanze chimiche allora sconosciute. La presente edizione è curata da Gabriella Vanotti, docente di Storia greca presso l'Università del Piemonte Orientale, che nell'introduzione dà conto delle numerose fonti a cui l'autore può avere attinto; il testo greco a fronte riproduce con alcune varianti la classica edizione del Bekker; infine l'ampio commento e la bibliografia completano l'opera con un aggiornato status quaestionis.
Un classico della filosofia riproposto in una nuova traduzione filologicamente rigorosa, accompagnata da un commento autorevole, chiaro e approfondito. Le confutazioni sofistiche sono il sesto e ultimo trattato delle opere aristoteliche concernenti la logica e la dottrina della scienza che la tradizione ha radunato sotto il titolo di Organon.
Tra le opere minori giunte sotto il nome di Aristotele (e oggi di discussa autenticità), la "Fisiognomica" tratta della corrispondenza tra i caratteri degli uomini e gli attributi somatici esterni del viso e del corpo; per esempio, gli occhi grandi e sporgenti indicano un carattere intemperante, lo sguardo denota sempre una disposizione d'animo, o più in generale i temperamenti interni corrispondono al rossore, al pallore, alla scurezza o all'ittero del viso. Nella prima parte, lo scritto si concentra sulla fisiognomica umana, mentre nella seconda l'analisi è estesa anche agli animali. A partire da questo scritto e nel corso della sua lunga storia, la fisiognomica come disciplina è stata sempre connotata da un'ambivalenza teorica essenziale: quella di essere una "quasi scienza", a metà tra divinazione e razionalità, tra mantica e medicina, una disciplina che da un lato affonda le sue radici nel sapere di tutti e nella superstizione, e dall'altro si propone un rigore scientifico-metodologico e si fonda su postulati precisi, quali il rapporto di interdipendenza tra caratteristiche fisiche e psichiche e la corrispondenza biunivoca tra segno sensibile e relativa affezione interna. La traduzione, con introduzione, note e apparati è a cura di Maria Fernanda Ferrini, docente di Letteratura greca all'Università di Macerata. Il testo greco a fronte è quello di 1. Bekker (Berolini 1831), di cui viene conservata la numerazione delle pagine e delle linee.
Le "Divisioni" (che non rientrano nel tradizionale corpus aristotelicum) ci sono pervenute in frammenti in un codice della Biblioteca Marciana e vengono attribuite ad Aristotele da Diogene Laerzio, il quale ne riporta anche ampi stralci nelle sue "Vite dei filosofi". Si tratta di un testo influenzato dalle dottrine non scritte di Platone: un'arte della divisione delle idee e dei concetti in coppie di contrari, operazione insieme dialettica e retorica. La retorica è anche la disciplina che il giovane Aristotele insegnò durante il suo soggiorno presso l'Accademia di Platone e che si ritrova sia nelle mature opere di logica sia nella "Metafisica".
"Gli uomini, sia da principio sia ora, hanno incominciato a esercitare la filosofia attraverso la meraviglia. Da principio esercitarono la meraviglia sulle difficoltà che avevano a portata di mano; poi progredendo così poco alla volta, arrivarono a porsi questioni intorno a cose più grandi, per esempio su ciò che accade alla luna, al sole e agli astri e sulla nascita del tutto." (Aristotele)
La Metafisica è l'opera più famosa di Aristotele. Si tratta degli appunti che Aristotele preparava per le sue lezioni all'interno del Peripato. Lo Stagirita pone qui i problemi fondamentali sull'essere e sul perché del divenire ricercandone le cause e i principi primi. La traduzione, fedele al testo greco, propone una terminologia moderna e una scansione ben articolata dei vari paragrafi, grazie anche alla novità delle intitolazioni. Le note al testo di Giovanni Reale, brevi ed essenziali, chiariscono i passi più difficili. Preziosi gli apparati finali: sono raccolti in sintesi i contenuti per libro e per capitolo della Metafisica. Questa edizione è arricchita da una monografia introduttiva e da un commentario analitico del curatore e traduttore.
La "Meteorologia" è una delle poche opere di Aristotele delle quali è l'autore stesso a darci il titolo fin dall'introduzione. Ma i temi trattati sono molto differenti dalla disciplina che oggi indichiamo con lo stesso termine. Troviamo lo studio dei terremoti, delle comete, delle inondazioni, della Via Lattea, delle mutazioni geologiche, dell'arcobaleno; non solo quindi delle piogge, dei venti e dei mutamenti climatici. L'ampiezza dei fenomeni indagati in quest'opera spiega la sua grande diffusione nelle epoche successive, superiore anche al "Timeo" di Platone.