A venticinque anni dalla morte di Giovanni Arpino (1927-1987), queste "Lettere a Rina" (ossia le 167 lettere finora inedite che dal maggio 1950 all'agosto 1962 Arpino scrisse a Caterina Brero, destinataria amata e irriducibile, fidanzata prima e poi moglie) ben contribuiscono a ricordarne la personalità agonistica e complessa. Lettere rugose e amorose, furibonde e affocate, che appartengono a due diversi tronconi temporali e che rappresentano la più persuasiva conferma di un vivere 'altro', orgoglioso, inquieto, ribelle, generoso, estroso, solitario. Che fa di Arpino uno degli scrittori meno classificabili del nostro secondo Novecento.
Tutti abbiamo le nostre storie preferite e con esse i nostri personaggi del cuore. Li abbiamo amati così tanto da rileggere più volte il racconto delle loro avventure e magari ci siamo chiesti che ne è stato di loro "dopo". Pinocchio, per esempio, ha smesso di dare retta ai cattivi compagni? E Cappuccetto Rosso come sarà diventata da grande? In "Storie d'altre storie" Arpino costruisce una galleria di ritratti degli eroi del nostro immaginario, presentandoli nella loro vita "vera", quella che potrebbero aver vissuto a partire dalla vicenda che li ha resi immortali. Arpino dà loro voce provando a raccontare che cosa è successo da allora, che strada hanno preso e attraverso quale intreccio di speranze, desideri, delusioni, affetti e meschinità si è formato il tessuto della loro vita. In queste pagine ritroviamo Cappuccetto Rosso e il Cacciatore, Sandokan, Marian e Yanez, Frankenstein e la sua mamma, il dottor Faust e il Diavolo, ma anche Lolita, il capitano Achab, Marlowe. Piccoli cammei ricchi di fantasia, umanità e ironia nello stile vitale ed estroso di un grande scrittore del '900 italiano.
Pubblicato per la prima volta nel 1972, e vincitore nello stesso anno del Premio Campiello, "Randagio è l'eroe" è un romanzo picaresco, il cui protagonista, Giuan, è un artista ribelle ossessionato dall'Ultima Cena di Leonardo, che di notte percorre in bicicletta le strade di Milano per correggere i graffiti sui muri e trasformarli in messaggi d'amore. Giuan, infatti, diventa "randagio" per insegnare agli uomini l'eroismo della bontà, sacrifica la propria vita per regalare un miracolo al mondo. Quella che Arpino racconta è una storia di surreale poesia, che, a distanza di oltre quarant'anni dalla prima uscita, ci appare straordinariamente fresca e attuale. Così Guido Piovene presentava il romanzo sulla Stampa: "In questo romanzo, Arpino ha voluto portarci in una condizione di verità e nudità totali. Nuda la parola profetica, nuda la parola scurrile, morte le inibizioni che possono vivere solo accanto ai sentimenti medi. Abbiamo così un altro segno che il pendolo oscilla di nuovo verso l'emotivo, il fantastico, il surreale, il favoloso, il sentimento cosmico e metastorico, e anche un misticismo di tendenza randagia, fuori di qualsiasi chiesa. Non senza fastidio per quanto ormai sa di dogmatico, apodittico, unidimensionale, freddo, rigoristico, arcigno nel genere di cultura scientifico-razionalista in cui siamo cresciuti".
Pubblicato per la prima volta nel 1974, "Racconti di vent'anni" raccoglie le opere brevi di Arpino apparse in "La babbuina e altre storie" e in "27 racconti", più venticinque inediti. Snodandosi lungo un percorso che va dai racconti realistici a quelli che si potrebbero definire "dell'assurdo", dalle narrazioni "del sabato sera" - in cui alcune figure della letteratura mondiale, come Don Chisciotte, Faust e Sandokan, rivivono in chiave moderna fino a quelle dell'ultima sezione, dove si getta una luce sulle manifestazioni del paranormale, l'intera raccolta è una giostra di caratteri, volti, casi, in cui la forma breve del racconto contiene il respiro ampio del romanzo. Attraverso la descrizione delle dinamiche di coppia, dei rapporti tra genitori e figli, della trama di relazioni che compongono la società italiana del suo tempo, Arpino ci restituisce l'immagine di un'umanità stretta tra le ineludibili necessità del reale e la fuga nella dimensione della favola: una situazione nella quale anche il lettore contemporaneo può facilmente riconoscersi.
Con due interventi di Giovanni De Luna e Mariarosa Masoero.
Pubblicato per la prima volta nel 1960 in occasione del centenario dell’Unità, Le mille e una Italia è un racconto fantastico dedicato al nostro Paese, alla sua storia, alle sue tradizioni e ai suoi eroi.
Riccio Tumarrano, un ragazzo siciliano, parte per raggiungere il padre, minatore al traforo del Monte Bianco. Nel suo viaggio da Sud a Nord, lungo un percorso in cui gli spazi geografici si intrecciano con i tempi della storia, Riccio incontra figure e uomini illustri di ogni epoca (da Annibale a Garibaldi, da Savonarola a Machiavelli, a Galileo, da Cavour a Mussolini, ai Fratelli Cervi e al Beato Cottolengo), che lo aiutano a comprendere i tratti, spesso irrisolti e contraddittori, della nostra nazione. «Ma è un’Italia diversa da quella dei libri di scuola – scrive Arpino in una nota al testo – un’Italia imprevedibile e piena di speranza.»
La felicità di un’invenzione che si rinnova a ogni pagina, la leggerezza poetica e lo stile chiaro, sciolto e disinvolto, fanno di Le mille e una Italia un libro per tutti, godibilissimo e di grande attualità.
L'AUTORE
Giovanni Arpino (1927-1987) esordì nella narrativa con il romanzo Sei stato felice, Giovanni (Einaudi, 1952). Autore di romanzi, racconti, poesie, commedie e libri per ragazzi, si dedicò anche al giornalismo sportivo per i quotidiani «La Stampa» e «Il Giornale», contribuendo insieme con Gianni Brera a conferire al genere dignità letteraria. Ha vinto il premio Strega nel 1964 con L’ombra delle colline, il premio Moretti d’Oro nel 1969 con Il buio e il miele, il premio Campiello nel 1972 con Randagio è l’eroe e il Super Campiello nel 1980 con Il fratello italiano.
Il Meridiano offre ai lettori una panoramica della versatile attività letteraria di Arpino: articolato in tre sezioni comprende nove romanzi (Sei stato felice, Giovanni; La suora giovane; Un delitto d'onore; L'ombra delle colline; Un'anima persa; Il buio e il miele; Domingo il favoloso; Il fratello italiano; Passo d'addio), una selezione di trenta racconti e infine scritti letterari e giornalistici.