La placida e poverissima cittadina tropicale di San Cristobal, incastonata tra la selva e il fiume, viene sconvolta un giorno da trentadue bambini, provenienti dal nulla. Sono violenti, sono estremi: mendicano e rubano, scippano, disturbano. E parlano una lingua incomprensibile, un gergo selvatico. Sono degli estranei, a tutti gli effetti. Le reazioni non tardano a manifestarsi: c'è chi cerca spiegazioni, chi vuole salvarli e chi invece si schiera decisamente contro di loro. Ma quanto più estreme sono le posizioni, tanto più si dimostrano fallimentari, in uno scenario sempre più perturbante. Ma chi sono questi bambini, che mettono in discussione la vita sociale? Da dove vengono e cosa vogliono dire? A raccontare la storia un narratore esterno, testimone dei fatti, impiegato presso l'ufficio affari sociali, che arriva a San Cristobal con moglie e figlia. Sarà lui la mente più lucida a intuire ciò che sta accadendo. E sarà una bambina a decifrare il codice linguistico dei 32 bambini.
Come ogni anno Tomás e la sua famiglia passano l'estate nella loro casa al mare. Per il quattordicenne protagonista le vacanze sono sempre state una stagione di divertimento e serenità, un luogo concreto, con gli stessi amici, i soliti appuntamenti. Ma questa volta una strana tensione si fa largo in lui e lo spinge verso direzioni non ancora battute: mosso dal desiderio di sperimentare la trasgressione e la ribellione, arriva fino a quella zona della spiaggia in cui i suoi genitori gli avevano proibito di andare. Lì Tomás incontra un nuovo gruppo di amici e intraprende un viaggio iniziatico in un mondo dove il futuro sembra non esistere e le droghe e le prime esperienze sessuali si convertono in realtà. Ma la dinamica delle situazioni lo porta a partecipare a un atto che poi non riuscirà più a perdonare a se stesso. A due mesi di distanza, vinto dal senso di colpa e guidato da un processo di maturazione, decide di tornare alla casa delle vacanze per confrontarsi con l'unica persona che lo può giudicare e, eventualmente, perdonare.