Editore: LAS
Data di pubblicazione: Marzo 2009
DISPONIBILE IN 7/8 GIORNI
€ 12,00
L’educazione come evento etico è un tentativo di presentare un nuovo linguaggio pedagogico a partire dalla lettura di tre filosofi contemporanei: Hannah Arendt, Paul Ricoeur e Emmanuel Levinas. Partendo da questi autori l’educazione viene compresa come un’azione costitutivamente etica, cioè non come una relazione con l’altro intesa in termini economici, di interscambio, di reciprocità o simmetrica, ma come la pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza dell’ultimo che irrompe nella nostra vita.
L’educazione come evento etico costituisce una novità nel discorso pedagogico attuale, non soltanto perché invita a pensare l’educazione in relazione all’esperienza dell’altro, dell’alterità, ma perché, a partire da questa esperienza, e dalla storia recente (le due guerre mondiali, la rivoluzione del 1917, il nazismo e il comunismo, Auschwitz, Hiroshima, l’11 settembre) critica tanto le pretese della pedagogia tecno-scientifica moderna come quella dell’umanesimo classico conservatore. Pensare l’educazione come evento etico, cioè, come natalità, narrazione e ospitalità, rende radicalmente insostenibile la pretesa di chiudere l’altro, l’educando, nelle astrazioni concettuali tanto abituali in molti libri di educazione. Si tratta, allora, di permettere alla parola dei poeti, dei narratori, dei novellieri e dei drammaturghi di entrate nelle biblioteche dei maestri e degli educatori. Soltanto così, credono gli autori, la pedagogia potrà tenere viva la memoria del passato e rispondere alle sfide del nuovo millennio.
L’educazione come evento etico è un tentativo di presentare un nuovo linguaggio pedagogico a partire dalla lettura di tre filosofi contemporanei: Hannah Arendt, Paul Ricoeur e Emmanuel Levinas. Partendo da questi autori l’educazione viene compresa come un’azione costitutivamente etica, cioè non come una relazione con l’altro intesa in termini economici, di interscambio, di reciprocità o simmetrica, ma come la pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza dell’ultimo che irrompe nella nostra vita.
L’educazione come evento etico costituisce una novità nel discorso pedagogico attuale, non soltanto perché invita a pensare l’educazione in relazione all’esperienza dell’altro, dell’alterità, ma perché, a partire da questa esperienza, e dalla storia recente (le due guerre mondiali, la rivoluzione del 1917, il nazismo e il comunismo, Auschwitz, Hiroshima, l’11 settembre) critica tanto le pretese della pedagogia tecno-scientifica moderna come quella dell’umanesimo classico conservatore. Pensare l’educazione come evento etico, cioè, come natalità, narrazione e ospitalità, rende radicalmente insostenibile la pretesa di chiudere l’altro, l’educando, nelle astrazioni concettuali tanto abituali in molti libri di educazione. Si tratta, allora, di permettere alla parola dei poeti, dei narratori, dei novellieri e dei drammaturghi di entrate nelle biblioteche dei maestri e degli educatori. Soltanto così, credono gli autori, la pedagogia potrà tenere viva la memoria del passato e rispondere alle sfide del nuovo millennio.