I postumi dell'amore. Metafora per indicare le conseguenze del disamore, la rovina causata dalla perdita amorosa, il dolore che si prova dopo essere stati abbandonati dall'altro, la caduta, in casi estremi, in uno stato di devastazione esistenziale: ego demolito e aspettative assenti. Molto simile alla risacca del mare, alle onde che arrivano sulla spiaggia a un ritmo cadenzato, una dopo l'altra, e poi si ritirano e si scontrano con le successive. Queste onde morenti, ma ostinate che mantengono la sabbia bagnata finché il tempo se ne va e la marea si abbassa. A quel punto il calore asciuga la sabbia. Ma solo fino all'irruzione della marea successiva. Queste onde esprimono anche l'attrazione verso l'abisso, il richiamo accogliente del mare, che nei casi disperati offre la sua definitiva protezione ai malati gravi di disamore inducendoli a rifuggire il dolore che credono li stia devastando e offre l'oblio in cambio della distruzione reale.
Le vie dell'Inferno sono lastricate di buone intenzioni... e di vuoti di bottiglia. Dai baccanali dei romani al Martini Dry di Churchill, da "Gli ubriachi di Velázquez" ai quadri di Hopper, dai "collassi" di Henry Chinaski (l'alter ego di Bukowski) alla memorabile sbornia del capitano Willard di Apocalypse Now: Juan Bas ripercorre tutta la deriva post-alcolica nella storia, nella letteratura, nel cinema e nei fumetti. Gli astemi, extraterrestri venuti da qualche sconosciuta galassia, non potranno mai vivere un solo giorno di postumi. I bevitori di tutto il mondo invece sono soggetti a soffrirne ben trentuno tipi diversi. Cefalea, secchezza delle fauci, sudori freddi, vampe, tachicardia, nausea, vomito, depressione, sentimentalismo: dopo una bella scuffia, pur di stare meglio, siamo disposti a qualsiasi compromesso e spergiuriamo che mai più toccheremo un solo goccio d'alcool. Ma non finisce qui: in questo coltissimo e devastante "Trattato" è racchiusa la risposta al perché, dopo aver appena superato i nefasti e appiccicosi gorghi del doposbornia, cadiamo di nuovo in tentazione.