Il diario, in parole-immagini, di un vedente parkinsoniano che, interrogando se stesso, tenta di investigare l'essere e l'apparire contemporaneo. Vedere da parkinsoniano apre scenari sofferti, ma dischiude possibilità di analisi differenti di un mondo come il nostro che si esibisce senza mostrarsi o che si mette a nudo per non rivelarsi. Questa condizione può diventare un osservatorio privilegiato per alimentare la speranza in una visione, più ricca di relazioni umane e di comunicazione, che non nasca solo dagli occhi: una speranza non solo per chi convive con la malattia.