Nell'ottobre del 1930 un ex Ministro del Re e avvocato molto noto e stimato a Milano, viene arrestato, portato a San Vittore e poi inviato per 6 mesi al confino di Polizia, a Cava dei Tirreni. È facile parlare di "villeggiatura", ma in realtà il confinato è separato improvvisamente dalla sua vita attiva, insieme ai suoi familiari che ne condividono la sorte. Le memorie di Belotti, una toccante testimonianza dedicata alla figlia, escono ora dai più cari ricordi di una famiglia per essere conosciute e vissute, ad ammonimento che la libertà è il bene civile più grande. Postfazione di Sonzogni Ivano.
In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia e della morte di Camillo Benso Cavour (1861) riedizione con stampa anastatica (I ed. 1925). Il libro nelle intenzioni dell'autore è dedicato ai giovani liberali dell'epoca per metterli in guardia contro coloro "che si chiamano liberali e non lo sono" e rispecchia "l'agitato periodo della vita politica italiana" che ormai imponeva alla retta coscienza liberale di Belotti la presa di distanza dal regime. Ora, a centocinquant'anni dalla morte di Cavour e dal compimento dell'unità nazionale, la ristampa del libro di Belotti ripropone la interpretazione storiografica del rapporto fra il Risorgimento ed il fascismo. Attraverso la mediazione di Belotti la parola di Cavour parla ai giovani liberali del 1924 della libertà di stampa, del libero scambio nei commerci internazionali, del rispetto per le garanzie statutarie, della separazione fra potere civile e potere religioso; le libertà ormai destinate a cadere ad una ad una sotto altrettanti colpi di maglio. Un libro di sconcertante attualità.