Il fascismo ebbe un programma totalitario, progettò di 'rifare gli italiani', di 'bonificare' spiritualmente il paese. A questo fine la cultura doveva svolgere un ruolo essenziale. Sulla base di queste premesse l'autrice ha inteso raccontare come in concreto il mondo della cultura abbia contribuito alla diffusione dei modelli fascisti di modernità, misurando la dinamica tra politica culturale e risposta degli intellettuali. In questa prospettiva l'autrice studia particolarmente gli ambiti della narrativa e del cinema, la politica del regime verso i giovani e il mondo delle riviste giovanili, l'esito delle campagne per l'autarchia, l'espansione coloniale, la campagna antisemita, infine la crisi dell'identità nazionale.