Storie di passioni e di perdizione, di amori destinati a durare per sempre e di incontri fugaci, di erotismo e di pure idealità romantiche, di misantropi, scienziati, profeti e angeli. Tahar Ben Jelloun, attingendo alle mille fonti dell'immaginario favolistico e delle tradizioni magiche del mitico Oriente, tratteggia in questi racconti l'universo del sentimento amoroso, e lo declina nelle sue molteplici e spesso impreviste forme, nella consapevolezza, ora divertita ora malinconica, che l'amore e il sesso sono i più grandi incantesimi del mondo, veicolo e luogo di supremi misteri, di pulsioni incontrollabili, di fascinazioni uniche e irripetibili: come la natura umana.
Un grande scrittore spiegava alla sua bambina di dieci anni che cos'è il razzismo, come nasce, perché è un fenomeno così tristemente diffuso, dando vita a un dialogo capace di trascendere i confini dell'occasione intima e famigliare e porsi come lezione di vita per tutti i lettori. Il suo sommesso e pacato dialogo con la figlia si arricchisce oggi di nuovi elementi: la ricostruzione della storia dell'Intifada, la spiegazione della differenza tra Islam e islamismo, l'analisi dei diversi fondamenti storico-ideologici degli usi e costumi di ebrei e palestinesi. La sua parola d'ordine è: tolleranza.
Tre racconti che analizzano l'oscurità dell'amore, il mistero del tradimento e il buio dell'incesto. Ne "L'amore lontano", Amin Maalouf racconta di un amore assoluto fra una principessa e un poeta. Lui non l'ha mai incontrata, la canta nelle sue poesie, finché non decide di raggiungerla. "La fatalità della bellezza", di Tahar Ben Jelloun, racconta di un uomo sposato, ossessionato dall'incubo del tradimento di sua moglie. L'incubo incede inarrestabile, conducendolo alla follia. Jane, protagonista de "Il buio" di Hanif Kureishi, torna a casa per fare chiarezza sul proprio passato e affrontare il patrigno. Prima di affrontarlo Jane immagina il dialogo, che si fa realtà nella sua mente, e in cui si intrecciano violenza, pudore, tenerezza e passione.
Le storie che si trovano in questo libro raccontano il disequilibrio e i malintesi tra l'uomo e la donna arabi. Come scrive l'autore "il primo amore è sempre l'ultimo. Nel mio paese c'è qualcosa di spezzato nelle relazioni tra l'uomo e la donna." Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944 ma da molti anni vive in Francia, a Parigi. In Italia è conosciuto da tempo per il suo forte impegno personale, sociale e politico che si esprime anche nell'opera narrativa.
Dopo una lunghissima attesa, il re e la regina hanno finalmente una figlia, Jawhara, bella come una perla rara. Ma alla festa del nome ci si dimentica di invitare Kandisha, la fata cattiva. Le sette fate buone riescono solo ad attutire la violenza della maledizione che la fata getta sulla principessina. A sedici anni Jawhara si punge con un fuso e si addormenta. Quando è risvegliata dal bacio del principe, si ritrova con la pelle nera: è il prezzo che ha pagato per mantenere intatta la propria giovinezza lungo cent'anni di sonno. La regina madre non apprezza l'idea di avere una nuora nera e cerca l'alleanza di una fata cattiva per eliminarla... La celebre fiaba di Perrault riscritta da Tahar Ben Jelloun per parlare di razzismo ai bambini.
Nadia, una ragazza magrebina colta e intelligente, che crede nell'umanità e nella giustizia, vuole scuotere dalla loro rassegnazione "gli umiliati e offesi" che incontra lungo il proprio cammino. Nella lotta all'egoismo e ai pregiudizi, alla corruzione e all'ignoranza, all'omertà e al cinismo, Nadia riverserà speranze ed energie, rabbia e sentimento, orgoglio e disperazione, ma certo senza dimenticare l'amore, fino al momento in cui comprenderà che l'avvenire appartiene soltanto a coloro che non considerano la vita alla stregua di un tranquillo viaggio verso l'eternità.
Intorno a Jenin non è restato nulla. La guerra ha devastato tutto. Solo corpi esangui, ricordi, e la scarpa abbandonata di un bambino, che Jenin spera di vedere ancora, a piedi nudi, alla ricerca della sua scarpa perduta. Mentre percorre questo paesaggio devastato dalla guerra, Jenin canta un'elegia di dolore e rabbia, un inno alla vita, violentata senza scrupoli dai conflitti.
Un giovane maestro ritorna nel piccolissimo villaggio dell'Africa Occidentale in cui è nato per insegnare quello che sa ai bambini. Ma nel "villaggio del nulla" non ci sono sedie, non ci sono banchi, non c'è lavagna, e i bambini, che non hanno da mangiare, preferiscono cucire scarpe e palloni di cuoio per un dollaro l'ora piuttosto che frequentare la scuola. Come può il maestro spiegare il valore dell'istruzione a bambini che soffrono la fame? Il racconto di una lotta impossibile, di una resistenza estrema contro le ragioni del denaro per le ragioni della speranza. Con questo libro si contribuisce a ricostruire una scuola in Mozambico.
L'estrema solitudine è la condizione dell'immigrato: lontano da familiari e amici, sradicato da ogni tradizione, proiettato in un mondo che si muove secondo modelli etici, sociali, culturali completamente diversi dai suoi, in una parola straniero, "estraneo". In questo volume Tahar Ben Jelloun raccoglie ed elabora i risultati di un anno di lavoro preso un centro di consulenza psicologica e sociale per immigrati magrebini a Parigi. Attraverso decine di incontri, interviste, storie e voci che si intrecciano, si compone un quadro della condizione dell'uomo, straniero al mondo che lo circonda.
In un ospizio abbandonato di Napoli, uno scrittore marocchino ascolta una vecchia raccontargli storie d'amore e di dolore, scoprendo poco per volta la natura dei sentimenti umani, della fantasia e della creazione letteraria.