Uccidere una persona significa sopprimere un mondo intero. Un mondo pieno di gente che da quel momento è condannata all'ergastolo del dolore. Vittime. Una volta e per sempre. Perché quel male si attacca al cuore e peggiora quando, come troppo spesso accade, a quell'ingiustizia se ne aggiungono altre. Cosa possiamo fare noi per loro? Perché lo sguardo della legge e della società riserva maggiori tutele ai colpevoli? Questo libro contiene i dialoghi con i parenti di chi è stato strappato prematuramente alla vita: Paola Pellinghelli, mamma del piccolo Tommaso Onofri, i parenti delle Vittime della Uno bianca, che dopo vent'anni soffrono ancora. E altri uomini e donne che, con quel poco che rimane di un'esistenza spaccata, lanciano un grido: non dimenticatevi di noi. La giustizia è un nostro diritto!
Il condominio come luogo del delitto. Un luogo in cui ci si sente protetti perché non si è isolati, non si è soli, e se si ha bisogno di aiuto qualcuno accorre. Oppure no? Una giovane donna viene uccisa alle tre del pomeriggio sul pianerottolo di un condominio. Le coltellate sono venti. Nessuno sente. Nessuno vede. Cominciano le indagini. Arrivano i giornalisti. In molti raccontano di avere visto l'assassino mentre fuggiva. Erba, 11 dicembre 2006: Rosa e Olindo compiono un massacro nell'appartamento dei vicini. Ma come è possibile che due persone apparentemente normali agiscano come autentici serial killer? Dopo la "strage di Erba" nulla è più come prima. La nostra casa, simbolo della sicurezza e dell'intimità, si è trasformata nel teatro di potenziali delitti. Ora sappiamo che la convivenza forzata in un condominio può esplodere in una violenza senza fine. O nell'indifferenza più agghiacciante. La cronaca dei nostri giorni continua a offrire storie di vicini che ammazzano. Come è possibile che, nel silenzio estivo, nessuno in via Poma si sia accorto che qualcuno stava uccidendo a coltellate Simonetta Cesaroni?