Dal 9 settembre 1943 fino alla fine di maggio del 1945, durante i mesi della repubblica Sociale italiana e dell'occupazione tedesca, mons. Adriano Bernareggi registrò le proprie giornate su alcuni fogli di quaderno. in quelli che lui stesso ha definito degli "appunti", nelle ore notturne il vescovo annotò i fatti quotidiani, riportando le informazioni che, da diverse parti, giungevano in Curia. giorno dopo giorno, prese forma un vero e proprio "diario di guerra". Le sue pagine spalancano una finestra non solo sulla città e sulla provincia ma anche sull'animo di mons. Bernareggi. La Curia si trasforma in un osservatorio, dal quale leggere i mesi dell'occupazione con gli occhi del vescovo. Quella tracciata dal diario è una storia della guerra civile nella bergamasca dall'interno dell'episcopio. di fronte agli avvenimenti, il vescovo si mosse seguendo precisi schemi teologici. Tuttavia, tali riferimenti dovevano essere declinati in un contesto confuso e, quasi sempre, partendo da informazioni imprecise, lacunose, talora fuorvianti. Quotidianamente, mons. Bernareggi si scontrò con la necessità di mediare i principi morali con l'esigenza del bene comune, prendendo decisioni controverse e, spesso, incomprensibili oltre i muri del palazzo vescovile. il diario apre così uno squarcio sull'animo del vescovo, chiamato ad assumersi la responsabilità di una carità universale che si scontrava con quella "scuola intensiva di violenza" che era la guerra.