Il seme è l’immagine della povertà perché vive di aria, sole e acqua, è il segno del tempo perché ci proietta dal passato al futuro ma è anche il segno di una profonda ingiustizia, perché pur essendo elemento principe della nostra alimentazione il suo valore di mercato è irrisorio. Al mercato alimentare industrializzato e globale delle grandi multinazionali che si arricchiscono con la trasformazione alimentare, si contrappone infatti quello dei produttori e piccoli agricoltori che lavorano ancora per la sussistenza. In questo libro troviamo la proposta di un’azione veramente concreta e solidale: condividere i semi con gli ultimi, diventando co-produttori e trasformandoci da consumatori ad agricoltori a distanza. Trasferire concretamente i semi dalla loro terra alla nostra tavola. Il cibo naturale intero, che ormai da tempo abbiamo dimenticato, potrà diventare così uno strumento di solidarietà.