Guardando al primo Illuminismo europeo, due atteggiamenti indissolubilmente connessi colpiscono per la loro novità: radicalismo e cosmopolitismo. Il volume apre un'interessante nuova prospettiva di critica a una diffusa lettura - facente capo in particolare a Margaret Jacob e Jonathan Israel - secondo cui furono il panteismo e il monismo filosofico a determinare la cifra del cosiddetto "Radicai Enlightenment". I saggi nel volume raccolti argomentano diversamente, mostrando un panorama ben più articolato. La considerazione fondamentale è che fra gli intellettuali che scrissero e operarono tra il 1680 e il 1730, la consapevolezza del legame fra critica religiosa e coscienza politica radicale si rafforzò, portando al convergere di eterodossia e spinozismo. In quel mondo, attacco alla religione rivelata e apprezzamento della morale evangelica, spinozismo e socinianesimo, l'assimilazione di temi e motivi sia della tradizione ebraica che di quella islamica, rigorismo di matrice agostiniana e denuncia libertina dell'origine politica delle religioni si danno la mano per costituire il nucleo allo stesso tempo fondante e duraturo del contributo dato dall'illuminismo alla formazione della modernità.