Da sempre i giardini hanno plasmato in maniera privilegiata il rapporto dell'uomo con la natura e hanno saputo tradurre in un linguaggio plastico e sensoriale la metafisica vigente in ogni momento storico. L'esperienza del giardino però non possiede soltanto una dimensione etica ed estetica, ma anche politica, la loro condizione di luoghi di delizie e fantasie li avvicina all'utopia e li fa diventare uno strumento critico per analizzare i sogni di perfezione sociale. Questo saggio vuole assicurare al giardino un ruolo chiave nell'ambito del pensiero partendo dal presupposto che il giardino sia, oltre a un'opera d'arte viva dotata di una complessa simbologia, un manufatto culturale e una sofisticata creazione intellettuale, e di conseguenza materia di riflessione filosofica. Ma è anche una storia della felicità, della buona vita, dell'uso del tempo e dello spazio, e soprattutto un libro che parla del piacere.