Rachel Bespaloff non incontrò mai Simone Weil. Eppure le affinità e le coincidenze biografiche sono tali che si è parlato, a giusto titolo, di «vite parallele»: filosofe entrambe, entrambe ebree di lingua francese, entrambe costrette, nel 1942, a cercare rifugio negli Stati Uniti. E, circostanza ancora più impressionante, nello stesso periodo in cui Simone Weil si concentrava sullo studio dell'"Iliade" - ne sarebbe nato un saggio fondamentale - Rachel Bespaloff dedicava all'"Iliade" pagine altrettanto fondamentali, fra le più dense e ispirate che siano mai state scritte. Anche per lei, come per la Weil, nell'"Iliade" la «forza» appare come «la suprema realtà e insieme la suprema illusione dell'esistenza». Nel poema non ci sono dunque né giusti né malvagi, ma solo «guerrieri in lotta che trionfano o soccombono ... Condannare o assolvere la forza equivarrebbe quindi a condannare o assolvere la vita stessa». E nell'"Iliade", come nella Bibbia, «la vita è essenzialmente ciò che non si lascia valutare, misurare, condannare o giustificare dal vivente». Traduzione di Simona Mambrini. Con una Nota di Jean Wahl.
il contenuto
Costa Azzurra, autunno 1932. Una filosofa di trentasette anni, priva di status accademico e di notorietà, scrive a Daniel Halévy per raccontargli il suo incontro con un libro tedesco uscito nel 1927 e destinato a segnare il pensiero del Novecento: Essere e tempo. L’autore, Martin Heidegger, all’epoca è pressoché sconosciuto in Francia. La giovane lettrice va subito al cuore di quel testo denso, quasi intraducibile, e sa spiegarlo al suo interlocutore con una limpidezza che ancora oggi lascia stupefatti. Le bastano poche pagine per toccarne i punti salienti, che «rendono palpabile la presenza del nulla», e per intuire come perfino i passi più ardui non siano frutto di pura «ingegnosità verbale», bensì rispondano al bisogno di «vincere in noi l’opacità e l’impermeabilità che si oppongono alla nostra chiaroveggenza». Legge Essere e tempo anche da musicista, come se si trattasse di una partitura di Bach: un’Arte della fuga sul tema dell’Essere.
l'autore
Rachel Bespaloff (1895-1949), ebrea di origini ucraine, visse in Svizzera e in Francia, riparando negli Stati Uniti nel 1942, dove insegnò Letteratura francese presso il College di Mount Holyoke, nel Massachusetts. Morì suicida. Aveva una formazione musicale: alla filosofia arrivò solo a metà degli anni venti, quando conobbe il conterraneo Lev Šestov. In seguito fu l’interlocutrice di intellettuali francesi di spicco, tra cui Jean Wahl e Gabriel Marcel. Raccolse i suoi saggi in Cheminements et Carrefours (1938, n. ed. 2004). Di recente sono apparse le Lettres à Jean Wahl 1937-1947 (2003). In italiano è disponibile Dell’«Iliade» (2004).