Un pensiero cristiano oggi deve riprendere a riflettere in maniera più sistematica e radicale sul potere e sulla sua fisionomia così aleatoria e insieme così determinante nella nostra vita. La comunità cristiana, per storia e organizzazione, non è affatto estranea ai processi di potere stabilitisi in Occidente. Ma sia la società che la chiesa sono messe a confronto con il messaggio di Gesù chiaramente alternativo alla logica del potere per vivere insieme. Egli propone una prassi conviviale basata sul servizio da vivere come contropotere, ossia da una parte come vera e propria alternativa al potere e dall'altra come comportamento di comunità cristiane che mostrano che si può vivere insieme senza il potere e grazie alla reciprocità del servizio.
Breve saggio a due voci in cui l'esperienza del narrare viene esplorata dal punto di vista filosofico e dal punto di vista teologico, in relazione al fenomeno della parola e della parola di Dio. Le applicazioni di massa dell'intelligenza artificiale pongono molte questioni sulla natura umana del raccontare, irriducibile alla sola produzione tecnica di testi in quanto espressione del mistero dell'autocoscienza e del suo formarsi. Dapprima gli autori analizzano il confronto tra i due principali paradigmi generativi di sapere, quello scientifico e quello narrativo, mettendo in discussione il primato del primo sul secondo. In seguito si concentrano sulla proposta filosofica di Paul Ricoeur (circa l’identità umana come identità narrativa) e sulla reinterpretazione dell'identità cristiana in chiave stilistica (C. Theobald).
È ancora possibile essere cristiani oggi? Una risposta franca a una realtà che nasconde mutazioni profonde e opportunità mai apparse prima.
L'autore cerca di rintracciare una sorta di "grammatica elementare dell'uomo" e dell'umano.
Oltre che essere "banale", il male può diventare "abituale", fino a diventare "vera cultura, con capacità dottrinale, linguaggio proprio, maniera di procedere peculiare". Queste le parole di papa Francesco, che ha sorpreso un po' tutti dicendo che "la corruzione non può essere perdonata". Ma allora cosa ne è del perdono instancabile di Dio? Cosa intende il papa affermando "peccatori sì, corrotti no"? La sua riflessione, coltivata e maturata fin da quando era arcivescovo di Buenos Aires, si concentra sulla differenza qualitativa tra peccato e corruzione, e su come per guarire dalla corruzione ci voglia una svolta di vita qualitativamente alternativa. Il discorso ha grandi risvolti anche sul piano civile, dove il dibattito su questo tema è ormai consunto e quasi disarmato. È necessario leggere la corruzione in modo nuovo, fuori da un moralismo che produce solo effimera indignazione. Occorre piuttosto puntare diritti alla "struttura interna" della corruzione, per tentare di far compiere un salto di qualità alla nostra coscienza civile.