Il pensiero di Ricoeur, nutrito anche da una fede cristiana mai ostentata, lascia spazio al paradosso e gli riconosce la forza di spiazzare, di intrigare, di inquietare, di disorientare, fornendo così all’uomo l’occasione di rimettersi in cammino rompendo con la pigrizia delle abitudini. In questo libro, come grata memoria per la sua preziosa testimonianza, abbiamo voluto raccogliere alcuni suoi contributi che riguardano problematiche religiose e di fede. Significativamente Ricoeur preferisce parlare di Dio onni-amante piuttosto che onnipotente. Sì, “l’unico potere di Dio è l’amore disarmato” (dall' Introduzione di Enzo Bianchi, priore di Bose).
Paul Ricoeur (1913-2005) è stato uno dei testimoni e dei protagonisti più sensibili della coscienza filosofica del Novecento. Insignito di numerosi riconoscimenti, tra i quali il Grand Prix de l’Académie Française e il Premio Paolo VI, resta ancora oggi il modello dell’intellettuale sempre disposto a lasciarsi interpellare dagli eventi e a cercare nel dialogo una risposta “pensata” e feconda.
Quelli in cui viviamo sono "giorni cattivi" per coloro che credono nel dialogo tra credenti cristiani e non cristiani e tra cattolici e laici. Troppo spesso alcuni cattolici sembrano voler costituire gruppi di pressione in cui la proposta della fede non avviene nella mitezza e nel rispetto dell'altro. Dove prevale l'intransigenza e l'arrogante contrapposizione a una società giudicata malsana e priva di valori. Ma è solo riconoscendo la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico. Ed è solo ricordando che il futuro della fede non dipende mai da leggi dello stato che il cristianesimo può ancora conoscere una crescita spirituale e numerica. Perché i cristiani devono favorire, con le loro parole e le loro azioni, l'emergere di quell'immagine di Dio che ogni essere umano porta con sé. Anche il non cristiano.
Il racconto della chiamata dei discepoli da parte di Gesù e della e della loro vita comunitaria attorno a lui, qui presentato in maniera scorrevole e lineare, semplice e chiara, è frutto di riflessione attenta, da un lato, alle più recenti ricerche esegetiche e, dall’altro, alla dimensione contemplativa dello stupore infantile.
Illustrazioni di Giuliano Ferri
GLI AUTORI
ENZO BIANCHI (Castel Boglione, Monferrato, 1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Direttore di «Parola, Spirito e Vita», membro della redazione della rivista internazionale di teologia «Concilium», è autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a «La Stampa», «Repubblica», «Avvenire», «Luoghi dell'infinito» e, in Francia, a «La Croix», «Panorama» e «La Vie». Tra i suoi libri ricordiamo Adamo dove sei? (1994), Apocalisse di Giovanni (1990, n.e. 2000); Pregare la Parola (1974, n.e. 1994), Il radicalismo cristiano (1980), Vivere la morte (1983, n.e. 1996), Da forestiero (1995), Altrimenti (1998), Non siamo migliori (2002), Dare senso al tempo (2003), Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore (1999, n.e 2003), Cristiani nella società (2003, n.e. 2007), Vivere la domenica (2005), Una vita differente (2005), La differenza cristiana (2006), Ero straniero e mi avete ospitato (2006), Vivere è Cristo (2006).
DESCRIZIONE: Parlare oggi di icone non è pura questione archeologica. È, piuttosto, un modo di riflettere sul nostro rapporto con la dimensione dell’invisibile, sulla sua rappresentabilità, sulla nostra modalità di metterci in relazione con ciò che alcuni chiamano Dio e per altri è l’insondabile segreto della vita umana.
Enzo Bianchi di questi solchi è grande conoscitore, perché non si limita al sapere accumulato dello studioso. Ma li percorre, li osserva da vicino, li tocca, li attraversa. Da monaco, sa che la vita trova la sua ragione e il suo respiro non nella bellezza del puro estetismo, ma nell’armonia che viene dalla disciplina, nell’esattezza del fare, nell’audacia del creare. Ma da uomo che scruta nei cuori, conosce anche le ferite che la bellezza sopporta: le lacerazioni, le dispersioni, le disperazioni. È dalla fusione di questi elementi che nasce davvero la conoscenza delle vite umane, e delle loro opere.
Gabriella Caramore
COMMENTO: Una riflessione sul significato delle icone e del loro rappresentare Dio. Il libro contiene 16 immagini a colori.
Enzo Bianchi, giunto alle soglie della vecchiaia, ripercorre con la memoria il sentiero che lo lega al passato, alla sua gioventù trascorsa nelle terre tra Monferrato e Langhe e vi coglie delle chiavi di lettura per il presente e il futuro. “Vorrei che da queste pagine emergesse la ricchezza di umanità che ho ereditato dal mio vissuto, la gratitudine per quanto mi è stato dato di sperimentare, l'amore per la terra e per la compagnia degli uomini cui sono stato educato dalle vicende della vita, prima ancora che dalle persone che ho avuto accanto”.
"Ciò che nella fede ebraica e cristiana è fondamentale e originario, non è il parlare di Dio o il parlare a Dio da parte dell'uomo, ma il parlare di Dio all'uomo. Il Dio che parla è il Dio che crea l'alterità, che suscita la storia, che cerca relazione. È il Dio che si rivela, cioè che non si trova al termine della ricerca dell'uomo e che non coincide con il suo desiderio di trascendere se stesso, ma è presenza che, con iniziativa sovrana e non condizionata, si dona. Dunque, la parola dell'uomo a Dio è seconda rispetto alla parola di Dio, è una risposta. Ma è necessaria". In questo fascicolo è pubblicata la relazione tenuta a Barcellona il 13 dicembre 2007 in occasione del Congresso teologico internazionale organizzato dalla Facoltà teologica di Catalogna.
I commenti sintetici alle tre letture delle domeniche dell’anno liturgico elaborati da Enzo Bianchi per la riflessione,la preghiera personale e l’animazione dei gruppi biblici.Dopo il titolo vengono riportate le citazioni bibliche e il volume scandisce i tempi dell’Anno Liturgico: Avvento, Natale, Ordinario, Quaresima, Pasqua, Feste e Solennità. Lo stile di Enzo Bianchi è inconfondibile,sobrio,profondamente radicato nel testo biblico ma attento alle dinamiche liturgiche della comunità che celebra la propria conversione e salvezza ogni domenica.
AUTORE Enzo Bianchi (Castel Boglione,Monferrato, 1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose.Direttore di Parola, Spirito e Vita,membro della redazione della rivista internazionale di teologia Concilium,è autore di numerosi testi,tradotti in molte lingue sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa,scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a La Stampa, Avvenire, Luoghi dell’in-finitoe,in Francia,a La Croix, Panoramae La Vie.Tra i suoi libri ricordiamo:i commenti esegetici e spirituali,Adamo dove sei?(1994), Apocalisse di Giovanni (1990,n.e.2000);i saggi, Pregare la Parola(1974,n.e.1994),Il radicalismo cristiano(1980),Vivere la morte(1983, n.e.1996),Da forestiero(1995),Altrimenti (1998),Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore(1999,n.e.2003),Non siamo migliori (2002),Cristiani nella società(2003), Dare senso al tempo(2003),Nuove apocalissi (2003),Ai presbiteri (2004),La differenza cristiana(2006);l’intervista a cura di Marco Guzzi,Ricominciare(1991,n.e.1999).Nella presente collana ha già pubblicato Una vita differente(2005,20062),Il Padre nostro: Compendio di tutto il Vangelo(2008).
Con “Pregare la Parola” desiderai offrire un’eco del cammino personale, comunitario ed ecclesiale attorno alla parola di Dio e invitare alla pratica della “lectio divina”. In questi quarant’anni il cammino è proseguito e ha avuto anche un’occasione privilegiata di stimolo e di dialogo grazie all’invito dell’allora cardinale Ratzinger a redigere con lui un volume che fornisse alcune piste per l’esegesi cristiana della Bibbia. Di questa esperienza unica e del ministero della Parola che nel corso degli anni ho continuato a esercitare dentro e fuori la mia comunità monastica sono testimonianza queste pagine, segno della mia convinzione che la “lectio divina” offre la possibilità di incontrare davvero, attraverso la Scrittura, colui che parla, la Parola vivente, Dio stesso.