"L'integrazione" è un romanzo del 1960. Narra la storia di due fratelli intellettuali, Marcello e Luciano, che si trasferiscono da Grosseto a Milano, con l'obiettivo di compiere una "mediazione" tra l'Italia centrale e l'Italia del Nord. È una critica aspra e amara, ma anche divertente, dell'industria culturale ed editoriale milanese nel periodo del Boom economico. Le nevrosi quotidiane del mondo editoriale sono qui satireggiate in modo spietato, tra riunioni e discussioni senza senso e il ticchettio incessante dei tacchi a spillo di segretarie tanto volenterose quanto inutili. Il romanzo può essere visto come il secondo tassello di una "Trilogia della rabbia" avviata con "Il lavoro culturale" e culminata con "La vita agra". Con una scrittura corrosiva, Bianciardi ha modo di prendere di mira anche il comportamento quotidiano dei milanesi: "Guardali in faccia: stirati, con gli occhi della febbre, dimentichi di tutto tranne che dei soldi che ci vogliono ogni giorno [...]. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera, per comprarsi ciò che credono di desiderare; in realtà quello che al padrone piace che si desideri." Una descrizione di ieri, ma tanto attuale ancora oggi.
"La vita agra" segnò per Luciano Bianciardi il momento dell'autentico successo, un successo che non tardò a fare entrare in sofferenza un intelletto indipendente come il suo. Il romanzo, ampiamente autobiografico, vede il protagonista lasciare la provincia e con essa la moglie e il figlioletto per andare a vivere a Milano. L'intento iniziale è far saltare un grattacielo, per vendicare i minatori morti in un incidente causato dalla scarsa sicurezza sul lavoro (il riferimento è all'incidente alla miniera di Ribolla del 1954, in cui persero la vita quarantatré minatori). Ma il protagonista vive in perenne bilico fra voglia di far esplodere il sistema e desiderio di esserne riconosciuto... A cinquant'anni dalla prima pubblicazione nel 1962, "La vita agra" resta uno sguardo sulle conseguenze umane e sociali del boom economico italiano, ricco di una scrittura irrequieta, precisa, impossibile da imbrigliare. Al romanzo si ispirò il celebre film "La vita agra" di Carlo Lizzani, con Ugo Tognazzi che interpretava il Bianciardi/protagonista.
Tra il pamphlet e il saggio di costume, "Il lavoro culturale" ripercorre le tappe di formazione di un intellettuale della provincia grossetana tra l'immediato dopoguerra e gli anni cinquanta, quando mezza Italia, fondava cineclub e circoli di cultura, analizzava problemi e progettava saggi sulla struttura culturale italiana.