Scegliere di attraversare il territorio a piedi significa fare un'esperienza fisica, emotiva ed estetica, che permette di giungere a una nuova consapevolezza del paesaggio quotidiano, superando il pregiudizio nei confronti di spazi considerati scontati. Esplorare la città attraverso il corpo è lo scopo della psicogeografia, una tecnica nata con le avanguardie artistiche, che diventa anche performance e atto politico. Grazie a questa pratica transdisciplinare siamo in grado di leggere il palinsesto urbano, in cui si stratificano i diversi significati di un luogo e le aspettative della gente che lo abita. Con lo stesso sguardo trasversale, Gianni Biondillo percorre la città e la storia del pensiero urbanistico e architettonico, senza tralasciare incursioni nella filosofia, nell'arte, nell'antropologia e nella letteratura, offrendo suggestioni per comprendere il paesaggio contemporaneo fuori dai suoi luoghi comuni. I lettori vengono invitati a mettersi in cammino e a fare le proprie scoperte, restituendo identità ai luoghi mediante la narrazione. Questa inedita relazione con lo spazio può produrre effetti benefici: scoprire storie affascinanti, fare incontri imprevisti, rigenerare corpo e mente, creare nuove socialità e, soprattutto, prendersi cura del territorio. Un piccolo vademecum, che grazie a videoracconti metropolitani resi accessibili tramite codici QR, esorta ad avvicinarsi ai significati più reconditi delle città in modo partecipato e dinamico.
La vita di Pit è cambiata in fretta da quando ha lasciato il vecchio quartiere e le vecchie amicizie per trasferirsi con i genitori in un'altra città. Fin dal primo giorno nella nuova classe le cose gli sono sembrate strane. Molto strane. Come se tutti, ma proprio tutti, avessero un potere particolare: c'è una bambina che diventa verde dall'imbarazzo (verde per davvero, non per modo di dire), un compagno che cammina sui muri, una a cui si infiammano i capelli e uno che qualsiasi cosa tocchi la manda in frantumi. Sembrano tutti dei supereroi, persino la maestra, che quando passa emana profumo di gelsomino. Solo Pit non sa fare niente di speciale. Come può un bambino senza qualità farsi degli amici in una classe così?
Certe volte a Milano il caldo può essere insopportabile perfino a settembre. La città ricomincia la sua attività più nervosa di prima. Anche l'ispettore Ferraro ha ripreso a lavorare, acciaccato dagli anni nel corpo e nell'animo. E sarebbe ben felice di potersi defilare se non si trovasse sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Insomma, forse Ferraro le vacanze doveva prendersele durante la settimana della moda, nei giorni in cui la città sembra letteralmente impazzire. Mai come questa volta però, dopo il clamoroso omicidio di una top model durante una delle sfilate più attese e la conseguente ricaduta mediatica. Bisogna scoprire assolutamente chi è l'assassino, ne va della reputazione e della sicurezza nazionale. Il caso non dovrebbe essere affidato a Ferraro ma nel mondo della moda c'è chi lo conosce bene: Luisa Donnaciva. Sarà lei a obbligarlo a indagare sull'omicidio, con esiti e svolte sorprendenti. Intorno all'ispettore, e al rarefatto ambiente in cui indaga, c'è un altro mondo che si agita, lottando per sopravvivere: ci sono Mimmo e i suoi rapporti conflittuali con la nuova malavita del quartiere; c'è il Baffo che vuole tornare a casa perché sente che la sua esistenza è ormai al termine; c'è Aisha, una bambina in fuga da una guerra al di là del Mediterraneo.
Marco è un bambino modello, tutto casa, compiti e stragi di zombi alla play station. Mirka è una bambina singolare, che non va in macchina e parla con gli alberi. Perlomeno con uno: si chiama Asdrubale, sta nel parco vicino alla scuola, e non chiede di meglio che insegnare a Marco ad arrampicarsi tra i suoi rami, dove il sodalizio tra i due bambini germoglierà e crescerà, stagione dopo stagione, come una piccola pianta robusta. Ma per quanto ancora Asdrubale potrà restare a vegliare su di loro? Una grande città è piena di pericoli: dall'inquinamento alla siccità, fino agli adulti che hanno dimenticato cosa vuol dire sognare... Una favola sul bisogno di uscire dalla gabbia delle nostre abitudini, sulla riscoperta della natura e sul potere dell'amicizia.
L'ispettore Ferraro è tornato. È tornato da una città che non ha mai capito, Roma, dove ha lasciato il commissario Elena Rinaldi, un'altra storia andata male. È tornato al commissariato di Quarto Oggiaro, solo e sconfitto, e dopo tre anni in trasferta deve ricominciare da capo. Con la barba incanutita, una nuova casa, la figlia Giulia in piena preadolescenza e Lanza trasferito a Bruxelles. Poi c'è il lavoro: una rapina in villa, con un epilogo tragico. Morto il rapinatore, uno zingaro, e morto il padrone di casa. Una vera rogna. E il solito Comaschi lì a fare battute idiote. Nello stesso momento, a Lodi, una rocambolesca evasione dal carcere finisce in un bagno di sangue. Una carneficina con mistero: l'evaso è un nero di piccolo calibro, come si spiega il commando malavitoso allestito per liberarlo? Chi è davvero Towongo Haile Moundou? Ironia del destino, a questa domanda dovrà trovare risposta proprio Elena Rinaldi. In un frenetico inseguimento da nord a sud attraverso un'Italia oppressa da un cielo plumbeo - con assolati squarci di un'Africa arsa da un sole crudele e desertico - Gianni Biondillo disegna con questo romanzo la mappa dettagliata e cupa di una nazione senza memoria. Un noir contemporaneo che scava nelle più grandi paure dell'Italia di oggi e ci restituisce un paesaggio preciso e puntuale del nostro Paese. Senza mai perdere di vista la speranza.
Una semplice vacanza a Ostia, con la figlia Giulia. Doveva essere un momento di relax per l'ispettore Ferraro: qualche giorno di distensione per cercare di costruire un nuovo rapporto con quella ragazzina in piena adolescenza. Durante una nuotata al largo una barca alla deriva attira la loro attenzione. A bordo un biglietto lascia intendere che qualcuno ha deciso di porre fine alla sua vita. "Perdono tutti e a tutti chiedo perdono", c'è scritto. E sotto, "Non fate troppi pettegolezzi". Parole prese in prestito da Cesare Pavese, che Giulia, lettrice appassionata, riconosce subito. Una volta chiamati i colleghi di Roma, la faccenda sembrerebbe finita lì per Ferraro, se non fosse che il suicida ha lasciato un'ex moglie a Milano, e all'ispettore tocca l'ingrato compito, tornato a casa, di informare la donna. E così, suo malgrado, in una calda estate milanese, Ferraro si trova coinvolto insieme alla figlia in un'indagine sul destino di un uomo qualunque, Giovanni Tolusso, che partito dal nulla era riuscito caparbiamente a costruirsi una vita dignitosa. Fino a quando, in un'assolata mattina romana, il recapito di una cartella esattoriale aveva segnato l'inizio della sua fine... Il più kafkiano dei gialli di Biondillo, il più disperato, il più intimamente legato alla crisi economica che stiamo vivendo in questi anni difficili, in cui le nostre illusioni sembrano crollare, una a una, impietose.
L'ispettore Ferraro è tornato. È tornato da una città che non ha mai capito, Roma, dove ha lasciato il commissario Elena Rinaldi, un'altra storia andata male. È tornato al commissariato di Quarto Oggiaro, solo e sconfitto, e dopo tre anni in trasferta deve ricominciare da capo. Con la barba incanutita, una nuova casa, la figlia Giulia in piena preadolescenza e Lanza trasferito a Bruxelles. Poi c'è il lavoro: una rapina in villa, con un epilogo tragico. Morto il rapinatore, uno zingaro, e morto il padrone di casa. Una vera rogna. E il solito Comaschi lì a fare battute idiote. Nello stesso momento, a Lodi, una rocambolesca evasione dal carcere finisce in un bagno di sangue. Una carneficina con mistero: l'evaso è un nero di piccolo calibro, come si spiega il commando malavitoso allestito per liberarlo? Chi è davvero Towongo Haile Moundou? Ironia del destino, a questa domanda dovrà trovare risposta proprio Elena Rinaldi. In un frenetico inseguimento da nord a sud attraverso un'Italia oppressa da un cielo plumbeo - con assolati squarci di un'Africa arsa da un sole crudele e desertico - Gianni Biondillo disegna con questo romanzo la mappa dettagliata e cupa di una nazione senza memoria. Un noir contemporaneo che scava nelle più grandi paure dell'Italia di oggi e ci restituisce un paesaggio preciso e puntuale del nostro Paese. Senza mai perdere di vista la speranza.
Per parlare di città e territorio usiamo a sproposito categorie desuete (città, campagna, centro, periferia), oppure ci lasciamo affascinare da nuove parole d'ordine (i "non-luoghi") che comprendiamo poco, ma che danno un tocco di modernità ai nostri discorsi. Critichiamo la città del Novecento, ma non conosciamo il nome di chi davvero l'ha sognata e, solo in parte, costruita. Discutiamo di marginalità, di sicurezza, per sentito dire, mai in presa diretta. Viviamo le trasformazioni urbane come dilettanti, con categorie critiche vecchie di un secolo. Abitiamo le nuove metropoli italiane, delle quali neppure ammettiamo l'esistenza, come principianti, pieni di nostalgia per un passato che non abbiamo mai conosciuto davvero. Di questo ed altro parla Gianni Biondillo nel suo libro. Lo fa, innanzitutto, da architetto quale lui è, come tecnico attento alle dinamiche urbane.
Chi ha sparato all'ispettore capo Lanza del commissariato di Quarto Oggiaro? L'ispettore Michele Ferraro è alle prese con uno dei più difficili casi che gli siano mai capitati. Perché, in quella periferia milanese dove tutti si conoscono e dove è quasi impossibile distinguere gli innocenti dai colpevoli, sta succedendo qualcosa di grosso. Cosa c'è dietro? Che parte ha il Baffo, un sognatore finito a fare il barbone? E che strani intrecci si sono formati tra le mafie pugliesi, calabresi e slave? Ferraro indaga, facendo quotidianamente i conti con i suoi malumori, con l'ennesimo tentativo di prendere una laurea, e con il popolo minuto di una città raccontata con durezza sarcastica e simpatia contagiosa.