Nuestra vida natural se entremezcla constantemente con otras vidas: narradas, imaginadas, inventadas. Hoy más que nunca -dice Bodei-, en una sociedad poblada de modelos con los que identificarse, la ilusión de un yo autónomo se vuelve todavía más incierta y deriva en un sujeto que debe reinventarse constantemente.
Cuando sentimos que nuestra vida se ha quedado estrecha, que no nos basta con lo que somos, nos servimos de la imaginación como antídoto y guía. Gracias a la imaginación, podemos desafiar los condicionantes no elegidos y proyectar la existencia más allá de sus confines; podemos vivir otras vidas, que se alimentan no solo del encuentro con otras personas y situaciones reales, sino también de figuras y modelos procedentes de textos literarios y de los medios de comunicación.
Desde que los modelos con los que identificarse se han ampliado, poblándose de celebridades, la construcción de un yo autónomo se ha vuelto más incierta. En este contexto, Bodei nos invita a «crecer sobre sí y alejarse de sí»: apropiarnos de nuestra mejor parte y, a la vez, experimentar trayectorias alternativas. En el fondo, no existe un yo compacto, un todo unitario del que se pueda ser dueño absoluto. Cada uno de nosotros es el fruto de una continua reinvención de sí e interacción con los demás: es en la propia identidad donde crece la diferencia, con todas las dificultades, las ansias, los extravíos que esto comporta. Ser huéspedes de la vida quiere decir vivir en el límite entre interior y exterior, identidad y diferencia, sí mismo y otro.
«En los mejores casos –escribe Bodei− respecto a la vida realmente vivida, las vidas imaginadas resuenan como los armónicos naturales en la música, vibraciones que acompañan la nota fundamental, enriqueciendo su timbre.»
Ogni generazione condivide il destino del proprio tempo, recupera il passato e si proietta nel futuro. La morte implica la trasmissione dei beni materiali da una generazione all'altra, ma quanto si riceve in eredità non sono soltanto cose: un intero mondo di simboli e principi si perpetua e si trasforma in questo passaggio secondo la prevalente logica del dono e della restituzione. Se in una delle canoniche divisioni della vita umana - quella tripartita in giovinezza, maturità e vecchiaia - la preferenza era data alla maturità, simbolo di pienezza e culmine dello sviluppo dell'individuo, oggi la gioventù e la vecchiaia si dilatano e la maturità si restringe. I giovani tendono a rimanere più a lungo a casa, i vecchi cercano una seconda giovinezza e restano spesso produttivi dopo il pensionamento. Anche per effetto della crisi del welfare state muta pertanto la trama dell'esistenza individuale e dei rapporti di solidarietà tra le diverse età della vita. Si indeboliscono, in particolare, i legami sociali e la fiducia tra le generazioni. Si potrà introdurre tra loro un nuovo, più equo e lungimirante patto? Quali saranno le modalità di restituzione di risorse materiali e immateriali - cose, sicurezza, affetti, autonomia - alle giovani generazioni?
Esta obra única nos ofrece el instrumental necesario para reflexionar sobre la experiencia de un siglo denso, lleno de transformaciones. Reconstruye las coordenadas que orientan nuestros paisajes mentales y dibuja el mapa de los recorridos en los que la filosofía se cruza con otros saberes. Remo Bodei deja a un lado los dos modelos expositivos más difundidos: el de la historia lineal y el de la descripción de sistemas miniaturizados y aislados. Por el contrario, prefiere la representación de escenas teóricas compactas, a través de marcas conceptuales, en las que los protagonistas entrelazan de manera convincente sus argumentos, en un esfuerzo por aclarar problemas que también son los nuestros. “Busco una historia sin topos, sin clasificación en el orden temporal, pero donde dramatizo los problemas y los relaciono con los saberes más representativos del siglo XX; matemáticos, físicos y los derivados de la lingüística o de la antropología sobre todo: el problema de la globalización, de la ética planetaria, del encuentro de las culturas. Mi interés, por lo tanto, es por los escenarios, por el paisaje mental, por el mapa de los problemas”. Remo Bodei es catedrático de Historia de la Filosofía en la Universidad de Pisa.
Per sfuggire agli orizzonti ristretti entro cui sarebbe confinata la nostra esistenza ci serviamo della immaginazione, alimentata dal confronto non solo con persone reali, ma anche con figure tratte dai testi letterari e dai media. Grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie della comunicazione, ciascuno dispone oggi, fin dall'infanzia, di un enorme repertorio di modelli di vita e di esperienza, tratti da differenti culture, che ne modificano le maniere di fantasticare, pensare e agire. Nel passato, oltre ai genitori e alla limitata cerchia dei conoscenti, i personaggi esemplari erano relativamente pochi e circonfusi di gloria: sovrani, condottieri, fondatori di religioni, santi, poeti o filosofi. Da quando i modelli con cui identificarsi si sono inflazionati, popolandosi di celebrità, la costruzione di un io autonomo, capace di inglobare l'alterità e di arricchirsi per suo tramite, è diventata più incerta. L'identità individuale, ibrido frutto d'imitazione e d'invenzione di sé, da un lato, si indebolisce allorché i modelli, diventando effimeri, perdono d'autorità; dall'altro, quasi per compensazione, esige per il soggetto maggiore visibilità e riconoscimento. Ma, se ognuno è connesso ad altre esistenze e capace di racchiuderne molte, non corre forse il rischio di perdere la propria consistenza e di trasformare l'immaginazione, più che in un fattore di crescita, in un trastullarsi inoperoso o, peggio, in un nocivo strumento di fuga dal mondo e di paralisi della volontà?
Nella società contemporanea la mitezza è spesso assimilata alla passività, alla debolezza, alla mancanza di coraggio. L'essere miti appare un comportamento assolutamente inadeguato ad affrontare le durezze della realtà. Un grande merito di questo volume è quello di riscoprire, in controtendenza rispetto al pensiero prevalente, il significato autentico di questo concetto, rivalutandone il valore etico-politico. Da due prospettive diverse ma complementari, l'una religiosa e l'altra laica, Givone e Bodei sviluppano un discorso esauriente e approfondito sotto il profilo filologico, teologico e storico. Nei due saggi sono confrontati i diversi significati che la mitezza assume nel pensiero greco e nella cultura giudaico-cristiana, in particolare nell'Antico Testamento (i Salmi), nelle lettere di san Paolo e nella concezione ascetica e mistica del cristianesimo tipica del Medioevo. Uno spazio importante è poi dedicato al pensiero religioso e politico dei grandi interpreti moderni della mitezza evangelica, da Tolstoj a Gandhi, da Schweitzer a Bonhoeffer, fino alle più recenti riflessioni di Bobbio e di Zagrebelsky. Di particolare interesse è anche l'analisi che i due autori conducono sulla reinterpretazione del concetto di "eredità della terra" formulata dal pensiero ecologico che pone l'accento sulla necessità di salvaguardare la terra ricevuta in eredità per le prossime generazioni.
Ognuno di noi ha provato la netta e improvvisa sensazione di aver già vissuto, in un passato indefinibile, situazioni assolutamente identiche. Tale anomalia ha però cominciato ad attirare ossessivamente l'attenzione di scienziati, filosofi e poeti solo a partire dalla prima metà dell'Ottocento. Attraverso l'analisi di poesie di Shakespeare, Rossetti, Verlaine e Ungaretti, delle teorie filosofiche di Bergson, Benjamin e Bloch e di ipotesi mediche del passato e del presente, Remo Bodei offre una ricostruzione delle diverse storie che si intrecciano su questo tema, e propone una rigorosa spiegazione del fenomeno.
Dagli utensili preistorici in pietra, osso o legno alle prime produzioni ceramiche, dalle macchine ai computer, le cose hanno percorso una lunga strada assieme a noi. Cambiando con i tempi, i luoghi e le modalità di lavorazione, discendendo da storie e tradizioni diverse, ricoprendosi di molteplici strati di senso, hanno incorporato idee, affetti, simboli di cui spesso non siamo consapevoli. Il significato di "cosa" (contrazione dal latino "causa", quanto ci sta a cuore e per cui ci si batte) è, infatti, più ampio sia di quello di "oggetto", ciò che si manipola con indifferenza o secondo impersonali procedure tecniche, sia di quello di "merce" quale semplice valore d'uso e di scambio o espressione di status symbol. Le cose rappresentano nodi di relazioni con la vita degli altri, anelli di continuità tra le generazioni, ponti che collegano storie individuali e collettive, raccordi tra civiltà umane e natura. Il loro rapporto con noi somiglia, in tono minore, a quello dell'amore tra persone, dove il legame convive con la reciproca autonomia e nessuno è proprietà esclusiva dell'altro.
E' un flusso potente di energia, che può esplodere per un'ingiustizia subita, un amore ferito, una speranza delusa o un sentimento di vergogna; è una passione forte che può sconvolgere la vita del singolo o il corso della storia, e che spesso si incrocia con l'odio, il risentimento e la superbia, accompagnandosi al desiderio di vendetta o di riscatto. Molteplici strategie sono state attivate per inibire, canalizzare o sublimare il suo impeto spesso selvaggio. Lo sguardo del filosofo, cogliendone il senso e offrendone una spiegazione teorica, getta luce anche sulle infinite manifestazioni di questo nodo dell'anima, sulle sue origini naturali e culturali, sulle sue declinazioni storiche, politiche e sociali, essendo l'ira in grado di mobilitare sette, partiti, folle o interi popoli. Una forza dirompente, non sempre negativa, che può essere elaborata e riportata a proporzioni adeguate alle circostanze e a criteri di giustizia.
Remo Bodei, professore di Filosofia nella University of California, Los Angeles, ha insegnato a lungo alla Scuola Normale Superiore e all'Università di Pisa. Tra le sue numerose pubblicazioni: "Geometria delle passioni" (Feltrinelli, VII ed. 1991), "Destini personali" (Feltrinelli, III ed. 2002), "Paesaggi sublimi" (Bompiani, 2008), "La vita delle cose" (Laterza, IV ed. 2009); con il Mulino "Le forme del bello" (II ed. 2005), "Ordo amoris" (III ed. 2005) e "Piramidi di tempo" (2006).
Dagli utensili preistorici in pietra, osso o legno alle prime produzioni ceramiche, dalle macchine ai computer, le cose hanno percorso una lunga strada assieme a noi. Cambiando con i tempi, i luoghi e le modalità di lavorazione, discendendo da storie e tradizioni diverse, ricoprendosi di molteplici strati di senso, hanno incorporato idee, affetti, simboli di cui spesso non siamo consapevoli. Il significato di "cosa" (contrazione dal latino "causa", quanto ci sta a cuore e per cui ci si batte) è, infatti, più ampio sia di quello di "oggetto", ciò che si manipola con indifferenza o secondo impersonali procedure tecniche, sia di quello di "merce" quale semplice valore d'uso e di scambio o espressione di status symbol. Le cose rappresentano nodi di relazioni con la vita degli altri, anelli di continuità tra le generazioni, ponti che collegano storie individuali e collettive, raccordi tra civiltà umane e natura. Il loro rapporto con noi somiglia, in tono minore, a quello dell'amore tra persone, dove il legame convive con la reciproca autonomia e nessuno è proprietà esclusiva dell'altro.
Ognuno di noi è il risultato di un corpo ricevuto per eredità biologica e di stampi anonimi (lingua, cultura, istituzioni), le cui impronte rielabora in forma inconfondibilmente personale. A lungo, in Occidente, questi processi d'individuazione sono stati garantiti dalla fede nel loro inamovibile fondamento: l'anima immortale. Con la progressiva erosione di tale sostegno, ha inizio la consapevole costruzione dell'individualità mediante gli strumenti artificiali della politica e dei saperi scientifici. Attraverso tecniche di ingegneria umana, il potere, interiorizzandosi, rende il singolo più facilmente plasmabile, invadendone la coscienza. Nello stesso tempo, la disarticolazione e la scissione del presunto carattere monolitico della personalità permettono una sua diversa ricomposizione entro inediti orizzonti di libertà. Il libro analizza storicamente e teoricamente tali vicende avendo come sfondo il periodo che va dalla fine del Seicento alle soglie del presente, ma come primo piano la fase politica d'incubazione e di sviluppo dei fascismi e quella filosofica, scientifica e letteraria del fiorire di progetti di potenziamento o di negazione dell'individualità e di sviluppo delle scienze della vita.