Quando abbiamo trovato questo piccolo libro l'abbiamo subito valutato come un gioiellino di grande utilità. Vi si condensano i concetti principali del nostro autore, che troviamo in tutti i suoi libri (tomi di ben altra consistenza) ma espressi con una chiarezza e una semplicità che altrove non possiede. Certamente non troviamo la complessità delle argomentazioni che esprime nei "Tre principi", nella "Triplice vita" o nel "Mysterium Magnum", ma la sintesi c'è tutta, e pensiamo che sia un valido aiuto per indagare il senso delle altre sue opere.
"Non è casuale che il primo e il più tipico rappresentante di questa universale coscienza religiosa della vita non sia stato un filosofo che svolgesse sistematicamente i concetti tradizionali, ma un'anima ardente di ingenua, violenta fede religiosa. Jacob Böhme non è giunto al pensiero per un'esigenza logica o sulla base di una problematicità teoretica del mondo. La sua filosofia non è che l'espressione dell'universalità, dell'indipendenza, del dominio assoluto dello spirito religioso che accese il suo cuore e travolse la sua vita. Il pio calzolaio di Görlitz trasse certo il materiale della sua visione del mondo in parte dai libri santi e dalla tradizione della teologia dogmatica, in parte dagli scritti teosofici e di filosofia naturale di Paracelso e di Valentin Weigel, ma il principio in cui il caos del suo sapere s'unificò in un significato preciso e profondo fu l'esperienza mistica interiore. E questa non rimase in lui fine a se stessa, né si concluse in una redenzione dell'anima individuale, ma fu fiamma di grazia da cui si accese in lui la luce della conoscenza divina, perché si svelasse agli uomini la visione religiosa del mondo nella sua assoluta universalità." (Dallo scritto di Antonio Banfi)