Si può insegnare la democrazia? Sandra Bonsanti, che con l'associazione Libertà e Giustizia ha combattuto e combatte tante battaglie in difesa dei valori democratici, ci consegna la favola lieve di un vecchio professore e delle sue lezioni in una piccola libreria di quartiere, la bottega di Piero. Correvano anni difficili, da un lato la guerra e la dura realtà della dittatura, dall'altro l'irresistibile scoperta dei classici, i lirici greci tradotti da Quasimodo, Saffo la decima Musa, la morte di Socrate, le belle parole che un tempo erano anche forti e vigorose perché piene di sostanza: libertà, amore, bellezza, giustizia. Ma quando è accaduto che sono diventate fantasmi? Ci restano solo le ombre di antiche battaglie, di eroi e sfide memorabili. Allora è fondamentale ritrovare i maestri del passato, riscoprire il momento in cui per la prima volta fu pronunciata la parola libertà: fu come un canto tanta era la bellezza che l'espressione voleva comunicare, Il canto della libertà. Una favola senza tempo da leggere e da custodire per tener vivo l'esempio, il ricordo, l'emozione della libertà e della democrazia.
La testimonianza di una giornalista sempre in lotta contro il perverso intreccio di potere e di interessi che ha insidiato la democrazia dagli anni Settanta a oggi. Intreccio che, come dimostra l'autrice raccontando i protagonisti di quel tempo e gli episodi vissuti direttamente, ha fatto perdere la visione d'insieme della società come idea di "bene comune". "Eppure c'è chi, anche in buona fede, è convinto che sia meglio non sapere come sono andate le cose... Costoro chiedono semplicemente di partecipare al 'gioco', il 'gioco grande del potere', per dirla con le parole di Giovanni Falcone." "Nell'esercizio di memoria che Sandra Bonsanti ci propone sono ripercorse le tappe principali della storia nichilista e criminale del rapporto potere-denaro svoltosi negli ultimi decenni e nascosto sotto il manto della democrazia. Se la politica non si rianima e se i suoi protagonisti - partiti, forze culturali e sociali - restano inerti, la partita è persa. Ma, si dirà, dove trovare le ragioni della riscossa democratica? La risposta è chiara: nella Costituzione." (dalla postfazione di Gustavo Zagrebelsky)