"Caro Dante, vorrei tranquillizzarti. Non ho intenzione di scrivere una tua biografia. Lo hai già fatto tu in La mia strada. Ancora meno intendo scrivere un'agiografia, saresti il primo a sbellicarti dalle risate. Però, però c'è un Dante meno conosciuto: quello più intimo, quotidiano, più famigliare. Di questo possono narrare quanti lo hanno "vissuto" più da vicino". È la premessa del nuovo libro di Piergiorgio Bortolotti, braccio destro e poi successore all'approdo per poveri del Punto d'Incontro di Trento - di don Dante Clauser (1923-2013), prete degli ultimi, amico e ispiratore dei preti degli ultimi come don Gallo e don Ciotti. Don Dante, con la sua profetica barba bianca e la sua proverbiale schiettezza che includeva anche un santo turpiloquio, ha lasciato un'impronta indimenticabile. L'autore lo rievoca con un racconto spesso divertito e divertente, pieno di fatti inediti, all'insegna della schiettezza antiretorica, come sarebbe piaciuto al protagonista di questo libro. "È un ritratto a più mani, perché arricchito dalle pennellate di altre persone". È il ritratto di un uomo di Dio che si è consumato con felice irruenza nell'amore per gli uomini. "L'attenzione di Dante alle persone era sempre mirata, individuale. Non esistevano i barboni, i senza dimora, i tossici, i carcerati come categoria. Non definiva le persone a partire dal loro problema e non credeva ai trattamenti risolutori di chi sa tutto e non incontra mai le persone".
Don Guerrino Zalla, morto a 65 anni nel 2006, soprannominato dagli amici El Guera, ha lasciato un'impronta indelebile di uomo e di sacerdote nei tanti paesi del Trentino (da Roverè della Luna, Lizzana a Folgaria, da Brancolino/Noarna/Sasso a Mollaro) dove ha seminato il Vangelo, il "suo" vangelo esigente e coerente, sperimentato tra gli operai, attento ai poveri della sua terra e del mondo, impegnato per la giustizia sociale e per la pace. E per una Chiesa aperta ai drammi e alle speranze degli uomini. Dall'infanzia nell'alta Val di Sole all'ordinazione sacerdotale nella Trento del pre-Sessantotto, dalle battaglie per la concretizzazione del Concilio Vaticano II al lavoro in fabbrica durante la stagione calda delle lotte sindacali, fino all'esperienza di "cassintegrato parroco" e alla passione generosa nei "Beati i costruttori di pace" e nel "Tam tam per Korogocho" (la baraccopoli dove ha vissuto padre Zanotelli), El Guera è stato un uomo di frontiera e di utopia, "che non è altro, diceva, che il nome laico della speranza". In questo libro il suo ritratto, costruito attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto e amato, anche nel suo essere sempre "fuori dalle righe": libero, e ribelle nella fedeltà alla sua missione. Con la prefazione di don Marcello Farina e la postfazione di p. Alex Zanotelli.
Questa è la storia di una piccola-grande follia evangelica. È la storia del Punto d'incontro, la "casa dei barboni" fondata nel 1977 nel cuore di Trento da don Dante Clauser, il prete dei poveri (il Margine ha pubblicato la sua autobiografia La mia strada), e da un gruppo di amici animati da un inguaribile desiderio di giustizia sociale e di fraterna accoglienza degli ultimi. Tra difficoltà e delusioni il miracolo riesce. Il "Punto" diventa un'oasi per chi non ha più un tetto, un pasto, affetti, appoggi, nemmeno più la fede in se stesso. Piergiorgio Bortolotti ci dà un racconto vivissimo e sereno, profondo e scanzonato di questa "pazza famiglia" eternamente in subbuglio dove lo scandalo della povertà, coi suoi drammi e i suoi sorrisi, le sue schiavitù e le sue liberazioni, diventa una straordinaria scuola di vita.