Il testo è il resoconto delle conversazioni filosofiche, ma non esclusivamente filosofiche, che Oets K. Bouwsma ebbe con Ludwig Wittgenstein negli ultimi anni della vita dell'autore del Tractatus Iogico-phiosophicus. Bouwsma riesce a trasmettere in pochi tratti un certo stupore fanciullesco che sembra riconoscere in Wittgenstein e l'ironia che quello stupore accompagna e orienta, e sceglie consapevolmente di diventare, per così dire, occasione e sfondo dei movimenti di pensiero del filosofo austriaco. La testimonianza di un modo di fare filosofia che accetta l'attrito della realtà, ma che sa ancora stupirsi di ciò che, nei sensi molteplici del termine, chiamiamo la nostra "realtà".