I1 2024 è un anno degasperiano perché ricorda 70 anni dalla scomparsa del grande statista Alcide De Gasperi, cui tanto l'Italia post-fascista deve.
Fra i molti scritti in sua commemorazione che sono apparsi, il libro a firma di Leonardo Brancaccio che il lettore ha per le mani si distingue per una esplicita missione, quella di offrire una ricostruzione della figura e delle opere di De Gasperi capace di parlare ai giovani di impegno, responsabilità, valori, tolleranza€ spirito di unione, visione di lungo periodo, dimensioni quanto mai necessarie per affrontare molti problemi attuali.
(Dalla prefazione di Vera Negri Zamagni)
A 70 anni dalla sua morte, forse non abbiamo bisogno di un nuovo De Gasperi e non ci è nemmeno chiesto di essere noi i nuovi De Gasperi. Ci è chiesto di vivere il nostro tempo con la libertà e con la responsabilità che abbiamo incontrato nelle pagine della sua biografia, scegliendo con consapevolezza e onestà, cercando di stare in equilibrio tra passato e futuro.
(Dalla postfazione di Marco Odorizzi)
«Molto è stato scritto e continuerà di certo ad essere scritto intorno alla vicenda umana e al contributo scientifico di Aldo Moro. Ciò non deve sorprendere, perché siamo di fronte ad una figura davvero privilegiata di maestro insigne e di esemplare leader politico. Il tema centrale dell'opera che ora viene portata all'attenzione del lettore è una ricostruzione razionale del pensiero dello statista pugliese in ambito sia politico sia filosofico-giuridico. Duplice l'intento perseguito. Per un verso, rinverdire la memoria del Moro uomo politico, riattualizzandone il messaggio. Per l'altro verso, riportare in superficie la specificità dell'apporto scientifico di Moro alla teoria del diritto. In questo lavoro di ricostruzione, Brancaccio fa propria la celebre tesi di Wittgenstein secondo cui le idee, al pari delle parole, sono anche azioni, per significare che la ricerca teorica deve sempre avere una qualche rilevanza pratica; deve non solo illuminare, ma anche guidare» (dalla prefazione di Stefano Zamagni). Postfazione di Gero Grassi.