Il pubblico ministero è spesso al centro di polemiche. La Costituzione ha ridisegnato la sua figura e il suo ruolo in termini del tutto innovativi rispetto allo Stato liberale e al fascismo, ma il percorso per l'attuazione di questi principi è stato lungo e accidentato. Il PM ha infatti un duplice volto: costruisce e sostiene l'accusa, ma come parte pubblica ha un dovere di verità che lo differenzia radicalmente dall'avvocato difensore. Per il pubblico ministero oggi il cantiere aperto è quello della professionalità, della accountability e della deontologia, temi che toccano però tutti e tre gli attori della giustizia: giudici, avvocati e appunto pubblici ministeri. Occorre quindi impegnarsi nella costruzione di una comune cultura fra tutti gli esponenti delle professioni giuridiche: questo è il vero cantiere aperto su cui devono misurarsi le diverse istituzioni della magistratura e dell'avvocatura e le rispettive associazioni. Un progetto ambizioso, ma ineludibile.
Alla giustizia chiediamo trasparenza, ma la comunicazione non si improvvisa e i magistrati hanno ancora da imparare. Alla stampa chiediamo notizie ma anche rispetto della dignità delle persone e della funzione giudiziaria. Spettacolarizzazione dei processi, magistrati affetti da protagonismo... le insidie non sono poche. Edmondo Bruti Liberati ripercorre qui le regole che andrebbero seguite da entrambe le parti e le prassi che invece sono diffuse, con richiami alle vicende che più hanno appassionato l'opinione pubblica, dalla "nera" di Buzzati al caso Cogne fino alle polemiche sui video della tragedia del Mottarone e delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Nelle odierne società democratiche, percorse da differenti fattori di crisi, la magistratura ha un ruolo fondamentale. È dunque necessario che il "quarto potere" eserciti un controllo critico sul "terzo potere". Nonostante le possibili deviazioni e strumentalizzazioni, un'informazione non asservita alla logica del profitto o a potentati economici è garanzia di libertà e di giustizia.