"L'autobiografia di Margarete Buber-Neumann... la cui lettura dovrebbe diventare d'obbligo per chiunque voglia ripercorrere gli abissi di abominio che hanno segnato il XX secolo... per le sue qualità letterarie, per il pathos che la pervade e per l'alta lezione morale che contiene è, a pieno titolo, al pari di quelle di Primo Levi e Anna Frank, entrata a far parte della biblioteca spirituale del nostro tempo". Angelo Bolaffi
Uscito nel 1948, "Prigioniera di Stalin e Hitler" racconta l'esperienza dell'autrice, militante comunista, prima nei campi di "rieducazione" sovietici e poi nel lager tedesco di Ravensbrück. Scritto con una precisa vena narrativa, questo libro è uno dei migliori e più impressionanti campioni della letteratura concentrazionaria, e certo il primo che ha recato testimonianza diretta dei gulag sovietici.
Margarete Buber-Neumann , nata nel 1901, nel 1926 entra nel partito comunista tedesco e ne sposa uno dei massimi dirigenti, Heinz Neumann. A Mosca a partire dal 1933, vede arrestare e scomparire il marito nel corso delle terribili purghe del 1937, ed è internata lei stessa in Siberia. Nel 1940 è consegnata dai russi alla Gestapo, e internata a Ravensbrück, dove rimarrà sino alla fine della guerra. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato un altro volume autobiografico, "Da Potsdam a Mosca" (Il Mulino, 2000), e un libro di ricordi su Milena Jesenská ("Milena, l'amica di Kafka", Adelphi, 1986). E' morta nel 1989.
"E' un fuoco vivo, quale non ho visto mai" dice Franz Kafka su Milena. Questa è la vita di Milena Jesenska raccontata dall'amica che la conobbe nel campo di concentramento di Ravensbruck.