Il libro è stato scritto nel corso del 2015 e riscoperto, quasi casualmente, all'alba del giorno del funerale di Antonio. Il filo conduttore è il rapporto con il limite: vissuto nell'improvvisa morte del padre, nei quasi 30 anni di professione medica e nei drammatici mesi della malattia imprevista e imprevedibile. La consapevolezza di essere limitati è per l'autore la condizione essenziale per dare senso e profondità al tempo e alle cose che si vivono, per potersi immergere in ciò che è essenziale e autentico. Antonio, scrive il card. Zuppi nella Prefazione, «superava il limite con l'amore, l'unica maniera per cui l'altro non è un oggetto senza significato, un fastidio, un problema». Antonio ci aiuta a comprendere cosa può rendere la vita piena, trasformata dall'amore, e quindi felice.