Delio Cantimori, uno dei più importanti studiosi di storia del XX secolo, dedicò negli ultimi anni della sua vita particolare attenzione a Niccolò Machiavelli offrendone una interpretazione assai originale che ha profondamente influenzato gli studi successivi. In modo particolare Cantimori, nelle sue pagine, insiste sull'importanza della religione nella riflessione del Segretario fiorentino, sottolineando la sua funzione quale vincolo originario di una civiltà e, di conseguenza, il limite di quelle interpretazioni che la riducono a puro instrumentum regni. In occasione del V centenario del "Principe", le Edizioni della Normale hanno deciso di ristampare queste pagine insieme a quelle, coeve, su Guicciardini e la vita religiosa del Cinquecento. Il volume è accompagnato da una postfazione di Adriano Prosperi che illumina il significato di questi scritti nell'itinerario intellettuale e storiografico di Delio Cantimori.
Nell'Europa del Cinquecento, aspramente divisa dalle controversie della Riforma, furono numerosi gli italiani esuli per motivi religiosi. Ribelli a ogni forma di disciplina ecclesiastica e condannati per eresia da tutte le chiese costituite, portarono il loro spirito travagliato attraverso l'intero continente. Quel grande maestro di studi storici che fu Delio Cantimori, nel suo testo più famoso, ha tracciato quasi una mappa degli eretici italiani più scomodi e appartati, quelli che non si riconoscevano neppure nelle chiese riformate, gli insoddisfatti di qualunque dogma, coloro che sognavano una vita davvero modellata sull'esempio di Cristo. Ci ha regalato così non solo una pietra miliare della storiografia dedicata all'età della Riforma, ma soprattutto un "classico", un libro che è insieme del proprio tempo e di ogni tempo.