Data di pubblicazione: Maggio 2009
DISPONIBILE : NON AL MOMENTO
€ 14,50
Sono i più pagati di tutti. Specialisti in trucchetti, impareggiabili nell'arte della cresta. Con un calendario lavorativo per nulla oneroso, dovrebbero baciare il proprio scranno: invece sono fantasmi, di gran lunga i più assenteisti. Orgogliosi esponenti del "du iù spic inglisc", ignorano tranne isolate eccezioni - le lingue straniere, e così riescono a combinare poco o nulla con i colleghi di altre nazioni. E mentre gli altri restano fedeli al mandato, i nostri sono celebri per le transumanze (alcuni hanno cambiato perfino quattro gruppi in una sola legislatura), e appena possono optano per la diserzione. La metà di loro se n'è andata prima della scadenza della legislatura. Inaffidabili, traducono a Strasburgo e Bruxelles. E per di più, spesso, collezionisti di gaffes. È la fotografia dei nostri europarlamentari. Una fotografia assolutamente documentata, grandangolo puntato sullo spicchio tricolore di un'istituzione in cui dagli altri paesi si inviano ingegneri, giuristi, scienziati, mentre noi preferiamo soubrettes, politici bolliti, eterni ripescati. Per fare dell'europarlamento un palcoscenico su cui riproporre il teatrino italiano. Dopo un'attenta disamina, se l'Europa non ci capisce, l'Europa condanna, l'Europa non ci ascolta, se l'Italia fatica a incidere là dove si decide il suo futuro, non c'è che una spiegazione: è colpa nostra.
Sono i più pagati di tutti. Specialisti in trucchetti, impareggiabili nell'arte della cresta. Con un calendario lavorativo per nulla oneroso, dovrebbero baciare il proprio scranno: invece sono fantasmi, di gran lunga i più assenteisti. Orgogliosi esponenti del "du iù spic inglisc", ignorano tranne isolate eccezioni - le lingue straniere, e così riescono a combinare poco o nulla con i colleghi di altre nazioni. E mentre gli altri restano fedeli al mandato, i nostri sono celebri per le transumanze (alcuni hanno cambiato perfino quattro gruppi in una sola legislatura), e appena possono optano per la diserzione. La metà di loro se n'è andata prima della scadenza della legislatura. Inaffidabili, traducono a Strasburgo e Bruxelles. E per di più, spesso, collezionisti di gaffes. È la fotografia dei nostri europarlamentari. Una fotografia assolutamente documentata, grandangolo puntato sullo spicchio tricolore di un'istituzione in cui dagli altri paesi si inviano ingegneri, giuristi, scienziati, mentre noi preferiamo soubrettes, politici bolliti, eterni ripescati. Per fare dell'europarlamento un palcoscenico su cui riproporre il teatrino italiano. Dopo un'attenta disamina, se l'Europa non ci capisce, l'Europa condanna, l'Europa non ci ascolta, se l'Italia fatica a incidere là dove si decide il suo futuro, non c'è che una spiegazione: è colpa nostra.