Succeduto nel 1416, all'età di 20 anni, al padre Ferdinando I al vertice della Corona d'Aragona, Alfonso V nel 1420 si recò a Napoli su richiesta della regina Giovanna II, che lo adottò e gli assicurò la successione al suo regno. Dopo tre anni, tuttavia, la volubile sovrana revocò l'adozione e il re d'Aragona ritornò in Spagna per risolvere i contrasti che nel frattempo erano insorti tra i suoi fratelli e il re di Castiglia, Giovanni II. Dopo la morte della regina Giovanna, partecipò contro Renato d'Angiò alla guerra di successione al trono di Napoli, che riuscì a conquistare nel 1442. Per consolidare quel trono Alfonso prese parte alle guerre che impegnarono i diversi potentati italiani, proseguendo tuttavia poi a combattere con la repubblica di Genova, i cui mercanti erano i principali concorrenti dei suoi sudditi catalani nel Mediterraneo. Napoli divenne di fatto la capitale dei domini di Alfonso che, grazie al mecenatismo con cui accolse gli uomini di cultura, fece della sua corte un importante centro del Rinascimento italiano. Per la sua liberalità gli umanisti gli attribuirono l'appellativo di Magnanimo.
"Vissuto quasi sempre in Calabria dal 1416, anno di nascita, fino al 1483, quando su ordine del papa si dovette trasferire presso la corte di Francia, nei cui paraggi morì nel 1507, Francesco di Paola è uno dei più noti "santi vivi" del suo tempo. Tale definizione - coniata da Gabriella Zarri - sembra adattarsi perfettamente a Francesco. Grazie al rigore del suo ascetismo e all'azione taumaturgica esercitata in entrambi i contesti ambientali, pur così diversi, in cui trascorse la sua lunga esistenza, il frate calabrese sarebbe infatti riuscito ad attrarre moltitudini di fedeli e a ottenere il favore delle massime autorità laiche ed ecclesiastiche. Nei confronti del potere politico e religioso Francesco, il cui dato storico può individuarsi nella costante preoccupazione di carattere istituzionale, manifestò pressoché costantemente un ossequioso rispetto. Era infatti sua intenzione ricevere da queste istituzioni l'appoggio necessario a conseguire il riconoscimento dell'Ordine dei Minimi, che aveva in mente di fondare, e a poterlo poi diffondere in diversi Paesi d'Europa e in particolare in Francia, i cui sovrani in cambio della sua protezione spirituale ne assecondarono i disegni apostolici e ne avrebbero richiesto poi insistentemente la canonizzazione alla Santa Sede..." (Dalla Premessa dell'autore)
Il "Profilo" segue le vicende biografiche del Sovrano borbonico inserite nella realtà politica, socio-economica ed ecclesiastica del Mezzogiorno d'Italia e della Spagna del secolo XVIII. Carlo acquisì la necessaria esperienza di governo durante la venticinquennale permanenza sul trono di Napoli. Nella penisola iberica il Sovrano - mantenendo sempre stretti rapporti con il toscano Bernardo Tanucci, grande personalità culturale e politica, suo principale consigliere nel governo napoletano - seppe circondarsi di collaboratori fedeli e capaci, sia stranieri che nazionali, da Wall a Squillace e Grimaldi, da Campomanes ad Aranda e Floridablanca. Durante il governo di quest'ultimo, le cui iniziative Carlo III assecondò con convinzione, si intensificò nella politica interna spagnola l'attività riformatrice nel quadro di un assolutismo monarchico sempre più ispirato a princìpi illuministici, comunque compatibili con il paternalismo che distinse sempre l'operato del Sovrano.