Tutte le storie dei grandi atleti hanno un che di favoloso: la dedizione, i sacrifici, il riscatto attraverso la vittoria. Ma quella di Oscar Pistorius ha il sapore amaro di una tragedia. Nato con una grave malformazione che lo costringe all'amputazione delle gambe, trova conforto nello sport. Grazie alla sua determinazione e alle futuristiche protesi, che gli fanno guadagnare il soprannome di "Blade Runner", nel 2012 passa alla storia come il primo atleta senza arti inferiori a competere con i normodotati alle Olimpiadi. Ma, meno di un anno dopo, il suo mondo si infrange: nelle prime ore del mattino del 14 febbraio uccide la fidanzata Reeva Steenkamp, sparando contro la porta chiusa del bagno di casa. Difesa personale, dice lui: nel buio della notte, accecato dal panico, ha pensato che un intruso fosse entrato in casa. Omicidio, dice l'accusa: le liti tra Oscar e Reeva, la passione per le armi dell'atleta e la sua personalità tormentata sono indizi a favore dell'ipotesi di premeditazione. Qual è la verità? John Carlin, famoso giornalista e scrittore, ha seguito in prima persona il processo del campione caduto. In questo libro ci offre molto più di una sensazionale crime story: un reportage sulla vita di Oscar Pistorius, dagli esordi nello sport alla relazione turbolenta con Reeva; il ritratto intimo di un uomo che nasconde insicurezze e paure dietro una maschera di ferro; una cronaca del processo, fino al verdetto di omicidio colposo...
Uscito dal carcere, dopo ben ventitré anni, Nelson Mandela ha ancora di fronte a sé il nemico contro cui ha speso tutta la vita: l'apartheid. Nel 1994 si tengono le prime elezioni a suffragio universale del Sudafrica, e Mandela trionfa. Ma se il Sudafrica è fatto, restano da fare i sudafricani. Così il genio politico del prigioniero n° 46664 si inventa la più audace e improbabile delle scommesse: usare il rugby, lo sport dei bianchi, per unire una volta per tutte i sudafricani. Mandela intuisce ciò che nessun altro è in grado di vedere: "Se non potete parlare alle loro menti, parlate ai loro cuori". Così il Sudafrica ottiene l'organizzazione della coppa del mondo del 1995, e inizia il miracolo. Gli Springboks collezionano vittorie, e il Paese intero si innamora. Il 24 giugno i giocatori scendono in campo per disputare la finale contro i temibili All Blacks, la squadra neozelandese considerata la più forte del mondo. Mandela siede in tribuna, mentre sessantaduemila tifosi, per la maggior parte bianchi, lo acclamano. E al coro si uniscono davanti alla tivù i milioni di neri delle township. Contro ogni pronostico quel giorno gli Springboks realizzano il punto decisivo e coronano il sogno del loro presidente: quarantadue milioni di sudafricani sono finalmente uniti dalla stessa passione.
Combattente per la libertà e uomo di Stato: Nelson Mandela è stato, da sempre, entrambi, senza che mai una dimensione prevalesse sull'altra. "Madiba" ha calcato da protagonista il grande palcoscenico del mondo negli ultimi trent'anni, lasciando un'eredità umana e politica che lo proietta nel pantheon dei più grandi leader della storia. John Carlin ha avuto la possibilità unica di incontrarlo più volte nel Sudafrica post-apartheid, negli anni cruciali in cui Mandela da una parte ha dovuto fronteggiare ostacoli terribili ma dall'altra ha raccolto i suoi più grandi successi. Come corrispondente dal Paese africano, Carlin è stato testimone diretto della liberazione di Mandela dopo ventisette anni di prigionia e dell'ascesa alla presidenza in un Sudafrica ancora totalmente diviso. Ha seguito l'evoluzione politica del neopresidente, ne ha visto all'opera il carisma e la leadership, è stato testimone delle imprese che hanno cambiato la nazione. Basandosi su conversazioni esclusive e innumerevoli interviste con le persone più vicine a Mandela, Carlin racconta un uomo che non è mai stato né un santo né un supereroe, e che ha conquistato risultati epocali al prezzo di infelicità e delusioni personali. Un uomo, tuttavia, che non ha mai abbandonato il proprio sogno.