"Cominciai a scrivere questo libro in una fredda mattina d'inverno dopo essere passata per un parco vicino a casa mia pieno di alberi che levavano al cielo le loro braccia di scheletri magri svestiti delle foglie che la primavera li avrebbe ricoperti appena fosse uscito il nuovo sole Accanto scorreva un canale E guardando le alghe che lasciavano ondeggiare i verdi capelli ho rivisto come in lampo tutta la mia vita e le morti e le vite che l'avevano attraversata intorno ai morti e ai vivi come in un cosmo in continua formazione che implode ed esplode senza requie per morire e rinascere ancora ho visto subito una miriade di fatti personaggi oggetti case e persone con cui ho imbastito la storia di questo quartiere simile al mondo intero in cui tutto è dentro tutto e, come nella vita reale succede, la pace il riposo e la guerra si alternano come se la creazione non succedesse un giorno solo ma ogni giorno e ogni notte della vita Ma soprattutto l'ho scritto pensando a mia madre perché credo che ogni libro sia un debito verso i vivi e i morti di cui in questo modo si conserva la memoria. Ho dato a mia madre che si chiamava Fortuna il nome di Maria Berganza e ancora adesso mentre scrivo rivedo le sue mani dentro le mie e rivedo anche le mani eternamente amate delle mie figlie dentro le mie." (Marosia Castaldi, luglio 2006)
Hans Memling, pittore di ricchi, pittore rassicurante e gentile, lascia la sua casa e la famiglia a Bruges per intraprendere un viaggio immaginario in cui si imbatte in figure di dolore. Dalla Sicilia riarsa alla Spagna cupa di un altrettanto cupo Rinascimento, fino a una Germania ostile e gretta e, poi, più a nord verso le banchine di ghiaccio del Mare Artico, Memling e il suo assistente coesistono con personaggi vivi e morti che finiscono per costituire, attraverso un vertiginoso collasso temporale, la Compagnia d'Europa, una banda di derelitti in cerca di una fine, di un buio che sia l'ultimo, estremo buio.
Dora Spengel non vuole levare la polvere, quel che rimane di oggetti e persone, di affetti dispersi. Abita in una strada che contiene le vite di tutti i suoi abitanti fino all'ultimo respiro e sembra non finire mai, dove non cessano di andare e venire camion carichi di materiale edile che ricostruiscono le case, i negozi, i traffici, i commerci e le vite. Dora trasloca in continuazione, cambia lavoro, sale e scende le scale, ha una figlia di carne e una figlia di polvere. Ovunque vada, si alza dentro la sua casa un altissimo paravento blu su cui incolla lettere, biglietti di morti e di vivi, fondi di caffè, le ali di un angelo di pietra, rimasugli di zucchero, la foto di un bambino, elenchi del telefono, pagine di libri...