Un'analisi della progressiva e profonda crisi "dei valori che ha segnato la società occidentale degli ultimi secoli. Esaminando il pensiero di grandi intellettuali della modernità - da Baudelaire a Valéry, da Spengler a Camus, da Nietzsche a Heidegger, a Derrida -, l'autore riflette sulla perdita traumatica dell'orizzonte di senso che segue all'affermazione della nuova civiltà borghese, incentrata sul progresso tecnologico-scientifico, e ne indaga gli effetti a livello sociale, filosofico e letterario. A emergere con forza è una tradizione intellettuale nichilista, in cui siamo tuttora immersi e che mette in discussione la possibilità di proporre valori assoluti come metro interpretativo. La tendenza culturale dominante diviene così il relativismo, in bilico tra il rischio di accettazione passiva e omologante di tutte le idee e la speranza di apertura autentica alla negoziazione e al dialogo.