Gli scritti raccolti nel libro (cronache, reportage, inchieste, interviste e commenti) costituiscono una biografia professionale di Cavallari, facendo emergere il suo bagaglio culturale, gli strumenti di lavoro, il metodo d'indagine, il ritmo di scrittura, l'alta tensione morale.
“Una gemma ... un po’ romanzo, un po’ cronaca, un po’ inchiesta, sempre poetico, dolcemente malinconico come una ballata russa.”
Enrico Franceschini, La Repubblica
La notte tra il 27 e il 28 ottobre del 1910 Lev Nikolàevic Tolstoj è risvegliato da un fruscio nel suo studio: la moglie Sofia sta curiosando ancora una volta tra le sue carte.
Stanco di una vita coniugale reciprocamente tormentata e di una famiglia inquinata da sospetti, gelosie e rivalità, all’età di ottantadue anni, decide di fuggire nottetempo, accompagnato dalla figlia Sasa e dal medico Makovickij.
Alberto Cavallari ha ricostruito in questo racconto di straordinaria intensità i giorni della fuga di uno dei massimi scrittori occidentali (“una fuga dalla morte, una fuga / rivolta, una fuga / libertà”) dalla tenuta di Jasnaja Poljana alla sperduta stazione di Astàpovo, dove Tolstoj morì il 7 novembre, sotto i riflettori del mondo intero.
Alberto Cavallari (1927-1998), giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera fondando la rivista “Numero” e collaborando con numerosi quotidiani locali. Redattore e inviato delle maggiori testate periodiche e dei principali quotidiani, fu direttore del “Corriere della Sera” dal 1981 al 1984 e opinionista della “Repubblica” dal 1984 al 1998.
A proposito della sua Fuga di Tolstoj scrisse: “La vecchiaia si può fuggire in mille modi, magari scrivendo un libro...”