Tra le donne che hanno più contribuito all'espansione del Cristianesimo, tessendo reti di contatti e conoscenze, compaiono le vedove, come attestano sia le Lettere di Paolo che gli Atti degli Apostoli. Queste vedove, insieme alle vergini, sono state a fondamento della Chiesa delle origini e sono tuttora colonne portanti dell'edificio ecclesiale, come mostra l'esperienza di un gran numero di parrocchie in tutto il mondo. In un tempo in cui s'intensifica la riflessione ecclesiale sulle diaconie e i ministeri, è necessario, pertanto, ripensare all'esperienza della consacrazione vedovile, come fa Lucia Cerciello consegnandoci questo originale saggio, scritto con cura e passione. Prefazione di Rosalba Manes.
Il volume propone una riflessione sulla vedovanza come evento spirituale, segnato dalla scoperta di una nuova vocazione alla sequela del Signore, sino ad abbracciare la via della consacrazione a lui. La vedova cui fa riferimento il testo è cara alla Chiesa che, sin dai tempi apostolici, ha volto il suo sguardo materno su di lei, sostenendo la sua condizione, che alcuni padri della Chiesa paragonavano a quella delle tortorelle, creature caste e solitarie. Nel 1996, S. Santità Giovanni Paolo II, esortazione apostolica postsinodale vita consacrata affermava: «torna ad essere oggi praticata anche la consacrazione delle vedove [..] queste persone, mediante il voto di castità perpetua quale segno del regno di Dio, consacrano la loro condizione per dedicarsi alla preghiera e al servizio». pertanto l’ordo viduarum è formato da vedove che e mettono il sacro proposito di permanere per sempre nella condizione vedovile. Attraverso il rito liturgico, pubblico e solenne della loro consacrazione a Dio per mano del vescovo, scelgono di vivere nella castità perpetua, con spirito di povertà e di obbedienza, per essere segni del regno di Dio, al servizio della famiglia, della Chiesa e nella diacronia della carità verso gli ultimi.