28 aprile 1945: Benito Mussolini e Claretta Petacci vengono fucilati a Giulino di Mezzegra. Il giorno dopo, i loro corpi - con quelli degli altri gerarchi fascisti uccisi a Dongo - sono esposti a Milano, in piazzale Loreto. La morte di Mussolini chiude tragicamente il ventennio fascista e segna al tempo stesso la fine di una gigantesca caccia all'uomo. Sono in molti a voler catturare il duce, primi tra tutti gli americani, che vorrebbero sottoporlo a un regolare processo. Bruciati dall'azione dei partigiani comunisti, più veloci di loro a mettere le mani sulla colonna in fuga, i servizi segreti statunitensi vogliono capire subito come e perché il loro piano è fallito e incaricano uno dei loro più abili agenti, Valerian Lada-Mocarski, di ricostruire la disperata fuga e la fine di Mussolini. Pochi giorni di indagine sul campo e di colloqui con i testimoni e, dopo una prima relazione più approssimativa, il 30 maggio 1945 l'agente numero 441 dell'OSS è in grado di inviare al suo capo, Allen Dulles, un rapporto definitivo. Ora questo materiale è tornato finalmente alla luce. È un documento in presa diretta, scritto a caldo, che racconta con precisione e uno stile essenziale ma vivido l'episodio più drammatico e significativo della recente storia italiana. Soprattutto, il rapporto di Lada-Mocarski fa piazza pulita, una volta per tutte, delle fantasiose ipotesi sulla fine di Mussolini, a cominciare dalle reticenti ricostruzioni del Partito comunista italiano.
L'Italia del 1947 rischiò un golpe antidemocratico? Vi fu l'intervento dei potentati economici internazionali legati all'oro nazista di Himmler? E che ruolo giocarono gli Usa, l'Argentina di Perón e i ragazzi di Salò? L'apertura recente degli archivi dei servizi segreti, a Londra come a Washington, ci aiuta a ricostruire in maniera inedita quella fase della nostra storia che va dalla caduta di Mussolini (luglio 1943) all'espulsione del Pci e del Psi dai governi guidati da De Gasperi (maggio 1947), mentre le carte italiane del Sis (Servizio informazioni e sicurezza), emerse negli anni Novanta, ci parlano del patto siglato nel dopoguerra tra Cosa Nostra, eversione neofascista e intelligence americana. Allora come ora, a decidere i destini della giovane repubblica vi sono spie, faccendieri, generali, vescovi, mafiosi e banditi. Un'Italia in bianco e nero, da romanzo criminale. A sovranità limitata e a perenne rischio democrazia.