Nelle "Guerre in Gallia" Giulio Cesare narra, con l'occhio di un protagonista sovrano, campagne militari drammatiche e decisive per il futuro dell'Europa, itinerari e spedizioni ardite in un mondo sconosciuto di mari, foreste, fiumi immensi, fra popolazioni "primitive" di Gallia, Germania e Britannia. Soprattutto ritrae nel mezzo dell'azione, fra i suoi soldati e le tribù ostili, il genio di un militare e di un politico che, come fu detto, "attira sempre per qualche verso anche coloro che respinge": gli stessi che lo detestano e non possono perdonargli vittorie e dittatura, quando volgono gli occhi alla sua azione e ai suoi scritti subiscono il fascino della sua figura, che unisce lungimiranza politica e straordinario senso della storia. È la fortuna di questo intramontabile capolavoro, composto tra 58 e 50 a.C.
Nei tre libri del "De bello civili", Cesare racconta la guerra che devastò lo stato romano tra il 49 e il 48 a.C., dal passaggio del Rubicone fino alla tragica morte di Pompeo. Già Cicerone pensava che nessuno meglio di Cesare potesse scrivere la storia delle sue guerre. In effetti la sua prosa tersa, concisa ed efficace, priva di retorica e pregna di chiarezza di giudizio, ha contribuito non poco alla costruzione del mito di Giulio Cesare. Suo intento principale era quello di dimostrare come fosse stato forzato a ricorrere alle armi dagli avversari che, privandolo del potere nel 49, lo avevano di fatto esposto alle vendette dei nemici.
Il volume raccoglie il testo latino e la traduzione a fronte delle opere di Cesare. Le opere sono accompagnati da un puntuale corredo di note linguistiche e storiche e da un indice dei nomi.
Opera storica fra le più celebri dell'antichità, "La guerra gallica" racconta l'alternanza di vittorie e sconfitte, le astuzie tattiche, gli eroismi, i numeri vertiginosi delle perdite, le colossali imprese di fortificazione e di edificazione di ponti e strade, la capitolazione finale dei barbari che assicurò a Roma, dopo sette anni, il dominio della Gallia. Con acume e nitidezza di stile, Cesare descrive i fatti nella loro nuda verità ed essenzialità, senza tacere le ragioni del suo comportamento strategico e politico.