Una breve storia d'Inghilterra non è un testo per specialisti ma l'intervento di uno dei più importanti intellettuali del tempo che sente il bisogno di scrivere per illuminare il lato nascosto, dimenticato della storia del suo Paese. Due i bersagli polemici scelti: il primo si connette alla falsa origine anglosassone del popolo inglese sovrapposta dagli storici dell'Ottocento, con un'abile operazione culturale, al passato romano e cristiano, il secondo concerne il controverso ruolo assunto dall'aristocrazia nel Settecento; se per un verso fu la protagonista della definitiva affermazione del parlamento e della costruzione dell'impero, per un altro legò sempre più le sorti del Paese alla Germania contribuendo al definitivo distacco dell'Inghilterra dalle sue origini cristiane.
Gilbert K. Chesterton dedicò questa importante biografia letteraria finora inedita in Italia a Robert Louis Stevenson, l'autore de "L'isola del tesoro" e de "Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde". Da questo saggio, Stevenson emerge come un testimone inconsapevole di verità, "un pagano altamente onorevole, responsabile e valoroso, in un mondo traboccante di pagani che erano per la maggior parte molto meno cavalieri e onorevoli". Di più, Chesterton lo considera alla stregua di un teologo cristiano che restituisce nei suoi personaggi votati all'avventura l'inquietudine della caduta e la moralità della ricerca di senso in un mondo che attende di essere esplorato. L'intera sua opera appare a Chesterton una difesa della possibilità di essere felici, e una risposta alla domanda di felicità dell'uomo, che può essere assolta solo ritornando piccoli e capaci di stupore. Il brusco ritorno alla semplicità dell'infanzia, come espressione del profondo desiderio di raggiungere la felicità, è un fatto ricorrente in tutta la storia umana. E in questo sta, per Chesterton, "l'importanza del posto che Stevenson occupa nella storia letteraria".
"Lo scandalo di padre Brown" è l'ultima raccolta di racconti gialli che ruotano attorno alla celebre figura del prete detective, forse il personaggio più riuscito e memorabile fra quelli creati da G. K. Chesterton. Dotato di un acume formidabile e di una profonda saggezza, padre Brown trasforma ogni caso in un'avventura non soltanto investigativa, ma anche spirituale. Ne fa un'occasione per indagare l'animo umano e per metterne in evidenza vizi e virtù, fragilità e grandezze, oltre che per sviluppare argomenti cari a Chesterton e sempre attuali (dalle accuse rivolte al capitalismo spietato e disumano alla critica dello spiritismo e delle superstizioni, dalla denuncia dei falsi idoli del denaro e del successo all'attacco anche divertito alle convenzioni e ai pregiudizi). Grazie al suo intuito e al suo sguardo disincantato, padre Brown riesce a identificarsi con assassini e vittime, a stanare il Male ovunque si trovi e anche a scorgere il Bene, sorretto sempre dalla serena fiducia in una giustizia ultraterrena e nella bontà infinita di quel "Dio che ha creato così misteriosamente tutte le cose". Come Chesterton, ci insegna a "camminare per le vie della vita, accettando il mondo come compagno di viaggio, senza ergersi mai a suo giudice"
Pubblicato nel 1935, "Il pozzo e le pozzanghere" è una raccolta di brevi saggi polemici che, come scrive Chesterton, "si prefiggono di contrariare coloro che si trovano in disaccordo con noi e di annoiare gli indifferenti". Se il tema del libro è quello più caro allo scrittore inglese - la difesa del cattolicesimo e della sua tradizione culturale (il "pozzo" del titolo) dagli attacchi provenienti dalla società secolarizzata e dal protestantesimo anglicano (le "pozzanghere") -, la sua ragione più profonda è la difesa del "vero significato delle parole". Per Chesterton questo compito, niente affatto accademico, richiede di prendere di petto i fatti della storia, per metterli nella loro vera luce e trarne il corretto insegnamento, ma anche di rispondere alle tante critiche di cui era fatto regolarmente bersaglio. Lo scrittore replica ai suoi avversari mettendone in luce il pregiudizio e si sofferma sulla storia moderna d'Europa, denunciando il materialismo del modello capitalista e il nichilismo di matrice comunista e nazista, mettendo in ridicolo la libertà sessuale dei connazionali e il conformismo degli intellettuali. Apologeta cattolico arguto e fuori dagli schemi, Chesterton non si rinchiuse mai in una sterile condanna delle cose del mondo, ma ricercò sempre il confronto aperto e ad armi pari con un interlocutore che non fu mai un nemico da odiare, quanto piuttosto un avversario al gioco, di cui vedere le carte per capire se bluffa.
Il 1922 non fu solo l'anno della conversione di Chesterton alla Chiesa cattolica, ma anche quello in cui uscì il libro che raccoglieva le riflessioni dello scrittore sul suo viaggio negli Stati Uniti. Il racconto di Chesterton è costellato di esperienze e di incontri sorprendenti: dalle luci dei grattacieli di New York alle casette di legno nei sobborghi delle grandi città; dal contadino bulgaro diventato cameriere a uno sconosciuto sceriffo astronomo dell'Oklahoma. Sotto ogni cielo lo sguardo dello scrittore è però sempre fisso sull'uomo comune e sul suo destino, perché mai come quando si è in terra straniera ci si rende conto di quanto sia errato considerare l'umanità come una massa indistinta. Il primo passo per incontrare altri uomini è partire dall'acuto sentimento di una reciproca diversità. Tuttavia, se l'America è lo sfondo delle parole di Chesterton, il soggetto del suo discorso sono le fondamenta su cui si regge ogni istituzione politica. Gli immensi edifici di New York, nella loro mirabolante bellezza, diventano i simboli di un capitalismo sfrenato e della dittatura dell'industrializzazione, che hanno illuso l'umanità con l'utopica visione di nazioni tutte uguali, e dunque amiche. Un'uguaglianza che Chesterton non esita a chiamare "schiavitù camuffata da progresso", ma che non ha cessato di incantare gli uomini fino ai nostri giorni...
Descrizione del libro: I brevi saggi raccolti in questo volume furono scritti nell’arco di vent’anni per due giornali inglesi, «The Illustrated London News» e «The New Witness». In essi Chesterton prende di mira alcuni aspetti del suo tempo (ma anche del nostro...), indicativi di un atteggiamento ideologico di irragionevole, e un po’ ottuso, scetticismo nei confronti della Tradizione – assai diffuso tra i suoi (e nostri) contemporanei – e di ingenua fiducia verso tutto ciò che ha l’apparenza della novità. Tra gli argomenti fatti oggetto della sua critica, compaiono la venerazione per gli animali domestici, il proliferare delle sette, il consumismo, il divorzio, lo spiritismo, l’esotismo, la fiducia incondizionata nelle conquiste della scienza, l’ateismo, l’individualismo, la divulgazione pseudoscientifica e, come suggerisce il titolo del primo saggio di questa raccolta (Sulla serietà), l’incapacità di sorridere della (e alla) vita.
Nota sull'Autore: Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) fu scrittore e pubblicista dalla penna estremamente feconda. Soprannominato «il principe del paradosso», usava una prosa vivace e ironica per esprimere serissimi commenti sul mondo in cui viveva. Scrisse saggi letterari e polemici, romanzi «seri» (L’uomo che fu Giovedì, L’osteria volante) e gialli (celebre la serie di avventure di Padre Brown). Lindau ha pubblicato i suoi saggi biografici su san Francesco d’Assisi e san Tommaso d’Aquino, le opere La Chiesa cattolica, Eretici, Ortodossia, La mia fede, Ciò che non va nel mondo, Il profilo della ragionevolezza, La nuova Gerusalemme, L’uomo comune, L’imputato i romanzi Il Napoleone di Notting Hill e I paradossi del signor Pond e l’Autobiografia.
Descrizione del libro: Pubblicato per la prima volta nel 1901, L’imputato è la raccolta di saggi con cui G. K. Chesterton inaugura la sua carriera di «principe del paradosso». Questi sedici articoli sono altrettante arringhe appassionate in difesa di ciò che di bello offre il brutto del mondo, in aperto conflitto con la mentalità di allora – e anche di oggi – ma, soprattutto, in contrasto con quella memoria monotona «che impedisce di vedere le cose nel loro splendore». Gli argomenti trattati sono i più vari; su tutto, però, campeggia il desiderio di celebrare la poesia della vita nella sua immensa varietà. Chesterton fruga nei cumuli di polvere della storia e in ciascuno trova un tesoro: non si rassegna a liquidare come prosaico o banale ciò che il mondo considera tale, ma scava nell’immaginazione per andare oltre i luoghi comuni, convinto che essa non serva «a rendere consolidate le cose strane, quanto piuttosto a rendere strane le cose consolidate», trasformando i fatti in meraviglie. Fedele a quella che sarà la missione di tutta la sua vita, egli ci restituisce il ritratto di un pianeta fatto di miracoli, dove possiamo finalmente riaffermare il nostro «amore naturale per la grandezza, per la vitalità, per la varietà, per l’energia, per la bruttezza».
Nota sull'Autore: Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) fu scrittore e pubblicista dalla penna estremamente feconda. Soprannominato «il principe del paradosso», usava una prosa vivace e ironica per esprimere serissimi commenti sul mondo in cui viveva. Scrisse saggi letterari e polemici, romanzi «seri» (L’uomo che fu Giovedì, L’osteria volante) e gialli (celebre la serie di avventure di Padre Brown). Lindau ha pubblicato i suoi saggi biografici su san Francesco d’Assisi e san Tommaso d’Aquino, le opere La Chiesa cattolica, Eretici, Ortodossia, La mia fede, Ciò che non va nel mondo, Il profilo della ragionevolezza, La nuova Gerusalemme, L’uomo comune, i romanzi Il Napoleone di Notting Hill e I paradossi del signor Pond, e l’Autobiografia.
"Non esiste miglior critico dickensiano del signor Chesterton"- queste le parole di T. S. Eliot, alle quali negli anni sono seguite un coro unanime di entusiasti, da C. S. Lewis, al presidente Roosvelt. Chesterton ha amato Dickens fin da bambino, continuando ad attingere alle sue opere come si attinge ad una fontana di gioia costante.
Diventato a sua volta una dei polemisti e scrittori più celebri del suo tempo, venne proclamato presidente della società dickensiana e realizzò una prefazione per ciascuna opera di Dickens nella celebre e popolare collana Everyman. E queste sue prefazioni, raccolte e riordinate assieme in volume, costituiscono non solo una splendida introduzione ai personaggi e ai temi del più grande scrittore dell'età vittoriana, secondo solo a Shakespeare come emblema del popolo inglese, ma anche una seria di inesauste intuizioni ed affondi sul mistero della creazione artistica, sul valore dell'umorismo e della pietà, senza mai dimenticare spunti e polemiche di graffiante attualità politico-sociale.
Una grande e appassionata lezione critica, capace di contagiare il lettore con la sua travolgente ammirazione per il soggetto trattato, facendogli desiderare di correre a riaprire le pagine di Oliver Twist e Canto di Natale.
A cura di Edoardo Rialti
GLI AUTORI
Gilbert Keith Chesterton (Londra, 1874 – Beaconsfield, 1936) è stato uno scrittore e giornalista inglese. Scrisse un gran numero di opere di vario genere: romanzi, racconti, poesie, biografie e opere teatrali; amò molto il paradosso e la polemica. Fra le sue opere ricordiamo Il Napoleone di Notting Hill, suo primo romanzo, e la serie di romanzi che hanno come protagonista la figura di Padre Brown.
Per quanto pubblicata postuma nel 1937, "I paradossi del signor Pond" non è di certo un'opera minore. In otto racconti pieni di suspense, l'autore presenta la figura di un detective dilettante tra le più godibili della storia della letteratura poliziesca: un "ometto pacato", almeno in apparenza, che conosce benissimo il mondo e possiede la straordinaria capacità di elaborare deduzioni perspicaci e formulare, grazie al suo prezioso intuito, precise ipotesi investigative. Al signor Pond piace anche molto fare osservazioni casuali che sembrano contenere flagranti contraddizioni. Dietro ciascuno dei suoi paradossi si cela però un misterioso e avvincente racconto. Il lettore viene ad esempio messo a parte delle vicende di un importante maresciallo dell'esercito prussiano che vede fallire il suo progetto perché "due suoi soldati hanno eseguito i suoi ordini"; o di due uomini "a tal punto d'accordo che uno di essi uccise l'altro"; o ancora di una matita "relativamente rossa" che tracciava "segni neri"; oppure di un uomo "troppo alto per essere visto". La verità, sembra dire Chesterton, non è sempre quella che appare e il mondo, e la vita, vanno visti da prospettive diverse e, soprattutto, mai giudicati troppo in fretta.
Chi è Padre Brown? Secondo il suo inventore è "un prete che sembra ignaro di tutto e poi in realtà in fatto di delitti la sa più lunga dei criminali veri". Ciò che colpisce in lui è innanzitutto il contrasto fra il suo aspetto di ometto mite e inerme e un contesto di delitti e violenze di ogni genere. La genialità di Chesterton nella creazione di questa fortunatissima figura di sacerdote-investigatore - già interpretato in una popolarissima serie televisiva del 1970 da Renato Rascel - consiste nella tecnica di soluzione dei casi conferita a Padre Brown: questi, infatti, si immedesima nella mente criminale e cerca di agire, prima ancora di pensare, come il criminale. Precursore di molti detective letterari e cinematografici dei nostri tempi, Padre Brown, con il suo acume e la sua e bonarietà è il protagonista di questa raccolta che permette di centellinare, una storia dopo l'altra, il gusto della suspense, della ricerca, della scoperta. Introduzione di Masolino d'Amico. Premessa di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. Nota biobibliografica di Lucio Chiavarelli.