Ormai è chiaro: la crisi in cui l'Occidente si sta dibattendo non assomiglia a nulla di conosciuto. È una crisi di valori, di democrazia, economica, finanziaria, ambientale, politica senza precedenti. Tutti i riferimenti stanno crollando, la leadership USA non è più invincibile, e anzi mostra la guardia. E quando il potere si sente debole, cerca un nemico da additare. Qualcuno su cui scaricare responsabilità e colpe, qualcuno di cui avere paura. Tutto pur di non ammettere la verità, cioè che le risorse stanno finendo e il sistema sta viaggiando a marce forzate verso il collasso. La Russia è quel nemico. Lo è stato in passato, e oggi quell'ossessione ritorna in versione aggiornata. La Russia e il suo uomo forte Vladimir Putin sono il nuovo "nemico numero 1". Rispolverando gli slogan della Guerra Fredda, sono tornati a essere l'Impero del Male e Putin è un mostro da dare in pasto alle masse, opportunamente dipinto come tiranno psicopatico, responsabile di stragi o cinico tessitore di trame imperialiste. La guerra in Ucraina, le sanzioni economiche, persino la negazione del ruolo russo nella sconfitta del nazismo, tutto spinge in quella direzione. Ma è davvero così, o la "Putinfobia" spacciata da molti media è solo un grande specchio su cui l'Occidente riflette le proprie mancanze e i propri guai?
Nella vita quotidiana di ognuno di noi la crisi ha assunto i tratti di un personaggio da tragedia antica: il fato, il convitato di pietra, una presenza immanente e ostile, eppure inafferrabile. Conseguenza inevitabile quando gli effetti di una congiuntura globale sono ormai alle porte delle nostre case, colpiscono le nostre vite, corrodono la speranza di un futuro per i nostri figli e sgretolano ciò che davamo per scontato: stile di vita, lavoro, salute, istruzione. C'è la sensazione diffusa che tutto ciò sia solo la punta di un iceberg, che queste perdite siano in realtà le estreme propaggini di un enorme buco nero in espansione. Ma mancano le prove, perché nessuno dice veramente come stanno le cose. C'è un silenzio colpevole perché interessato da parte dei pochi che sanno. "Invece della catastrofe" vuole svelare le tremende verità che ci vengono nascoste e lanciare un drammatico appello alle coscienze. La crisi economica è solo un aspetto del problema. Crisi climatica, ambientale, energetica, demografica, crisi dei rifiuti, crisi dell'acqua sono tutte strettamente connesse. L'illusione degli ultimi tre secoli che in un sistema finito di risorse fosse possibile una crescita infinita si è definitivamente infranta. L'umanità sta andando a marce forzate verso la catastrofe, una catastrofe immane rispetto alla quale le due guerre mondiali che abbiamo vissuto saranno rappresentazioni secondarie e minori. Un cambiamento di rotta è ancora possibile, ma i tempi per questa trasformazione sono ormai stretti...
L'aereo che avrebbe colpito il Pentagono non è quello indicato dell'American Airlines. La scatola nera "trovata" stabilisce una rotta diversa. Nuovi video del crollo dell'edificio 7 del World Trade Center - non colpito da nessun aereo - mostrano una distruzione repentina, inconcepibile secondo gli assunti della "verità" che è stata offerta all'opinione pubblica. L'esercitazione militare Vigilant Guardian oscurò proprio in quel giorno gli schermi della difesa aerea degli Stati Uniti d'America per quasi tre ore. Chi doveva difendere la massima potenza mondiale era stato accecato da immagini virtuali. Rivelazioni di WikiLeaks adombrano inquietanti scenari da golpe. "Testimoni oculari" ammettono la non veridicità delle loro dichiarazioni iniziali. Sono solo alcune delle nuove prove che il gruppo indipendente che ha a lungo indagato sull'attentato dell'11 settembre mostra oggi come autentiche "pistole fumanti". Dieci anni sono passati da quel tragico giorno che cambiò la storia del mondo. Da dieci anni siamo in guerra contro il "terrorismo internazionale". Da allora non un solo responsabile è stato individuato con certezza. Nessuno è stato incriminato. Nemmeno Osama bin Laden lo è mai stato, per l'11 settembre. Al mondo è stata raccontata una versione di complotto che, ne sono convinti gli autori di questa inchiesta che allinea un'enorme mole di dati e coinvolge un gran numero di specialisti, non regge alle più elementari verifiche.
I più famoso anchorman statunitense, Dan Rather, ha dichiarato a BBC NewsNight: "Non abbiamo indagato per paura di essere linciati". La nostra indagine sull'11 settembre è dunque ripartita da ZERO, per ricostruire i fatti. Il volume è composto anche da un film documentario che rompe il muro del silenzio, un'inchiesta giornalistica rigorosa, costruita con interviste girate in tutto il mondo a testimoni oculari, sopravvissuti, responsabili delle indagini, esperti, tecnici, scienziati, familiari delle vittime, giornalisti. Quattro narratori d'eccezione, Dario Fo, Gore Vidal, Lella Costa e Moni Ovadia, accompagnano lo spettatore nel viaggio attraverso le menzogne della versione ufficiale. Immagini inedite ed esclusive, documenti ufficiali, ricostruzioni in computer grafica, permettono di riconsiderare i fatti da punti di vista diversi e riuscire a guardare di nuovo, in maniera critica, le immagini dell'11 settembre 2001. Per la regia di Franco Fracassi e Francesco Trento. Prodotto da Thomas Torelli per TPF Telemaco. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2007. Il libro documenta un'inchiesta che allinea un'enorme mole di dati, fatti, analisi e che coinvolge un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell'indagine.
"L'11 settembre ha cambiato la storia. Con quel tragico e spettacolare attentato, in cui hanno perso la vita circa tremila persone innocenti, gran parte delle certezze occidentali sono andate in frantumi. Ne è seguita un'offensiva che ha già prodotto due guerre e ha modificato non solo la geopolitica di intere aree del pianeta, ma tutti i rapporti di forza consolidati nei decenni precedenti. I responsabili dell'attacco sono stati additati al mondo con singolare rapidità, e un solo, presunto responsabile è stato giudicato da un regolare tribunale e condannato all'ergastolo. Ma un'analisi attenta evidenzia che la versione ufficiale non è solo lacunosa in decine di punti essenziali, ma in altre decine di punti dimostrabilmente falsa. È stato scritto autorevolmente che la verità sull'11 settembre non la saprà questa generazione. Noi non possiamo pretendere di sostituirci agli investigatori che hanno svolto la loro opera a partire dai dati primari raccolti sui luoghi. Ma i materiali che hanno prodotto rivelano falsità ed errori che possono essere dimostrati. Per questo abbiamo raccolto un'enorme mole di dati, fatti, analisi, immagini e li abbiamo posti sotto il vaglio rigoroso di verifiche che hanno coinvolto un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell'indagine. Per avvicinarci alla verità, siamo ripartiti da zero."
Esiste una rete di prigioni segrete per prigionieri fantasma. Luoghi dove le convenzioni internazionali sono parole vuote, lettera morta, e la tortura è regola. Luoghi che possono inghiottire come un buco nero. Non negli angoli del mondo governati dalle forze dell'"asse del male", ma qui, da noi, in Occidente, nella civilissima Europa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Sono aerei, basi militari, stanze d'albergo, prigioni vere e proprie. Perché ogni luogo in cui il diritto e i diritti vengono imprigionati diventa carcere. L'inchiesta di Giulietto Chiesa, membro della commissione istituita dal parlamento europeo per indagare su tutti gli atti di violazione delle norme internazionali ad opera della CIA in Europa, fa emergere uno scandalo politico che coinvolge quasi tutti i servizi e i governi europei, dall'Italia del caso Abu Omar alla Polonia, dalla Germania alla Svezia, di destra e di sinistra, con accuse di complicità, menzogne, accordi segreti. Forte delle testimonianze di rapiti e torturati, di rappresentanti di organizzazioni non governative e di funzionari - americani ed europei - che hanno deciso di rompere il muro del silenzio, un atto d'accusa che poggia su una documentazione inedita e accurata e testimonia la violazione di quei valori su cui vogliamo sia fondata la nostra civiltà.
In cinque saggi, che sono cinque tappe esplosive, Giulietto Chiesa analizza la nuova politica americana e l'esportazione forzata della democrazia alla luce della politica spaziale americana e della militarizzazione dello spazio; scopre le facce sospettabili e insospettabili di quel "giorno zero", l'il settembre, rivelandocelo come l'evento più oscuro del nostro tempo, il "buco nero" della nostra storia; ci mostra come e perché si crea un clima di guerra e ci spiega perché il pacifismo è l'unica via d'uscita dalla politica di coloro che vogliono appropriarsi delle risorse del mondo per rifornire il loro paradiso in terra, fatto di frigoriferi e cellulari, di benessere e abbondanza.
L'11 settembre 2001 è cominciata una guerra che non ha precedenti nella storia dell'uomo. E' lo stadio finale di quella "postmodernità" in cui abbiamo creduto di vivere. Questa guerra è l'ultima fase della globalizzazione americana, l'ultima sua conseguenza. Non è una guerra per il controllo delle risorse e non è neppure un'operazione per l'estensione del controllo geopolitico. Queste erano le caratteristiche delle guerre precedenti, condotte da potenze economiche e militari in lotta tra loro. Adesso non ci sono più potenze, poiché ce ne è una sola. Questa è una guerra per il dominio mondiale. C'è però un interrogativo aperto: questa guerra si può anche perdere.