Il filo conduttore di questo volume è tutto in una frase: "La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono - (Sap 2,24). Cipriano delinea con fine maestria la figura dell'invidioso, in modo quasi tragicomico, e indica la via per superare il vizio, padre d'infiniti altri vizi e peccati, secondo l'insegnamento del Nuovo Testamento. La trattazione inquadra soprattutto la gelosia e l'invidia, ritenute da Cipriano come il principio della vita viziosa; ma si allarga poi ad altri vizi e peccati tra i più gravi che da quelle derivano. Sotto questo aspetto, Cipriano sembra essere stato il primo autore cristiano a scrivere sui vizi capitali, un tema oggi di grande attualità. La collana "Vetera sed Novapropone brani scelti di grandi autori del passato proposti in una nuova traduzione accurata e moderna, con commenti e introduzioni capaci di ridare al testo tutta la sua forza.
Il volume raccoglie alcuni scritti ciprianei: A Donato, invito rivolto ad un amico battezzato ad abbandonare per sempre i beni terreni. Gli idoli non sono dèi: si tratta di uno scritto sull'esistenza dell'unico Dio. La condotta delle vergini, una dura condanna del lassismo che ha colpito l'ordine delle vergini. A Quirino: una raccolta di passi scritturistici che evidenziano la novità del messaggio cristiano. Gli apostati della fede sul problema dei lapsi.
A meta' del III secolo l'Impero romano attraversa un periodo di profonda crisi politica, militare ed economica. I pagani, impersonati da Demetriano, interpretano questa situazione generale di degrado come effetto della collera vendicatrice degli dei a causa dei cristiani che rifiutano il culto pagano...
Testo fondamentale per conoscere la visione della Chiesa e il modo con cui era vissuto il primato del papa nella Chiesa antica, ma anche attuale nel dialogo ecumenico con l'Ortodossia e i Protestantesimo. Contro le divisioni che, nel 250-251, dilaniavano le comunita cristiane a Roma e in Africa settentrionale, Cipriano predico l'unita: la Chiesa, locale e universale, e unica ed una. Ma l'unita, come impegno da realizzare, e innanzitutto una grazia. Nella sua sostanza la Chiesa e la presenza stessa, davanti a un mondo vecchio e disarticolato, del Dio uno e unico. La concezione di Cipriano, teologale e liturgica, affianca il mistero della Chiesa al mistero di Dio. Mediante il ministero del vescovo legittimo e nella celebrazione dell'eucaristia la comunita dei credenti si unisce a Cristo, al suo mistero di passione e risurrezione, dal quale sgorga la vita trinitaria. Il trattato prende allora un rilievo tutto particolare: non espone tutta l'ecclesiologia dell'autore, ma chiarisce il suo pensiero e la sua azione fino alla loro ambivalenza.