I due testi di Cohen qui per la prima volta tradotti risalgono all'ultimo decennio della sua vita e mostrano la valenza etica dell'ebraismo. Il primo (1908) mette in luce l'impegno socio-sanitario di Salomon Neumann, tra i fondatori dell'Istituto per la Scienza dell'Ebraismo; il secondo (1910) è un serrato confronto con la teoria della ragione pratica di Kant, la quale attesta la sua affinità verso la tradizione filosofica ebraica. Un pensiero che declina i concetti di "umanità", "messianismo", "dover essere", "male radicale", in profonda analogia con il giudaismo, dove essi appaiono inscindibili dall'agire morale dell'uomo.
La "Religione della ragione dalle fonti dell'ebraismo" (1919) è l'ultima grande opera (postuma) di Hermann Cohen (1842-1918) che, come fondatore della scuola di Marburgo e voce di primo piano dell'ebraismo tedesco, è stato un riferimento importante del pensiero filosofico a cavallo tra i due secoli e dell'autoconsapevolezza ebraica prima della tragica persecuzione nazista. L'opera costituisce un'organica rilettura e una approfondita elaborazione filosofica dell'ebraismo e, in generale, della religione monoteistica. I principali contenuti del monoteismo vengono indagati e collocati in un originale quadro di comprensione filosofica, mediante un'indagine razionale conciliata con l'ascolto fedele della Sacra Scrittura.