Dal crocifisso esposto nelle aule scolastiche all’abbigliamento o alle «mutilazioni rituali» delle donne musulmane, dal matrimonio omosessuale a quello poligamico, dalla fecondazione artificiale al «testamento biologico»: differenze di vedute e regole di vita opposte, espressive di identità spesso in conflitto. L’ideologia del multiculturalismo ne propugna una «amministrazione congiunta» con le comunità di appartenenza, costringendo però nell’angolo il principio di eguaglianza. Questo libro propone di rovesciare il punto di vista e di declinare anche la tutela delle differenze a partire direttamente dai diritti della persona. Il diritto pubblico delle religioni, come potrebbe definirsi la disciplina che ne risulta, consente di contemperare, grazie alla «norma di riconoscimento» della laicità pluralista, eguaglianza e differenze nel rispetto della dignità e della libertà di coscienza di ogni persona.
Indice del volume: Introduzione. - I. Laicità. - II. Identità. - III. Libertà. - IV. Fonti. - V. Diritti. - VI. Regole di vita. - VII. Dialogo. - Indice dei nomi.
Nicola Colaianni è stato giudice della Corte suprema di Cassazione fino al 2003 e ora è professore di Diritto ecclesiastico, italiano e comparato, nell’Università di Bari. Tra le sue opere: «Confessioni religiose e intese» (1990), «Tutela della personalità e diritti della coscienza» (2000), l’Introduzione alla raccolta di scritti di G. Dossetti «Costituzione e resistenza» (1995). Con il Mulino ha pubblicato «Eguaglianza e diversità culturali e religiose. Un percorso costituzionale» (2006).
Religioni e culture, come dimostra in particolare l'Islam, tendono a trasformarsi in identità fisse, che minano alla base il principio di eguaglianza dei cittadini. Questo libro traccia un itinerario giuridico tra alcuni problemi pratici: dalle radici cristiane ai simboli religiosi, dalla separazione alla sussidiarietà tra comunità cultural-religiose e poteri pubblici. E ripropone la laicità, decostruita e reinterpretata in senso pluralista, come idea-guida con cui garantire quelle differenze senza che ne soffra la tutela dei diritti fondamentali contro le maggioranze nello stato costituzionale di diritto.