Il libro analizza la strategia della produzione dei farmaci adottata durante il ventennio fascista. Nel 1936, con il programma autarchico, l'industria chimico-farmaceutica nazionale conobbe un momento di forte sviluppo e iniziò a produrre qualsiasi genere di farmaco, anche quelli fino ad allora importati. Quest'ascesa produttiva andò avanti fino al 1942. Allo stesso tempo vennero incrementate la ricerca e la coltivazione delle piante medicinali. Un piacevole excursus in un'epoca che sembra lontana secoli ed invece appartiene ad un recente passato, in cui la modernità e la pubblicità dei prodotti fanno capolino nel settore dell'industria farmaceutica, dandoci un piacevole spaccato della mentalità e dell'economia d'allora.
Fin dagli albori dell'umanità l'interesse verso la medicina e la farmacia nasce e si sviluppa per combattere le malattie con la ricerca di farmaci che fossero in grado di debellarle. Merito dell'alchimia è stato quello di aver messo in pratica metodi sperimentali basati sull'osservazione e sull'applicazione, elaborando cognizioni e scoperte che costituiranno le basi della chimica e della tecnica farmaceutica. Il laboratorio della farmacia conquisterà gradualmente una funzione fondamentale nella preparazione di medicamenti personalizzati. Inoltre, il preparato galenico, prodotto nel laboratorio della farmacia, sia essa ubicata sul territorio che in ospedale, costituisce sempre più spesso, l'unico strumento terapeutico a disposizione del medico curante per la cura delle malattie rare e per la somministrazione dei farmaci orfani. Tali risultati sono stati ottenuti anche grazie ai grandi padri dell'alchimia che devono essere considerati i pionieri della moderna tecnica di preparazione deifarmaci. Questa "magnifica arte" ci ha consentito di combattere efficacemente malattie, un tempo non lontano, considerate incurabili.